Il nuovo codice antimafia è Legge dello Stato

Il nuovo Codice Antimafia finalmente risolve tanti nodi che hanno afflitto fino a qui la confisca dei patrimoni criminali. Lo ha detto il CSM e con la stessa chiarezza lo ha detto il Procuratore Nazionale Anti mafia Roberti. Mente, sapendo di mentire chi dice che d’ora innanzi basterà un semplice indizio di colpevolezza per vedersi confiscare l’azienda: l’indizio di colpevolezza è soltanto l’innesco delle verifiche patrimoniali. Il sequestro scatta solo quando un giudice terzo conferma che il sospettato ha nella disponibilità un patrimonio di provenienza illecita. Con tutta la corruzione organizzata che corrode il nostro Paese quotidianamente è davvero curioso sentire quelli che si dichiarano contro la corruzione ma poi fanno mille distinguo e votano contro. Abbiamo potenziato l’Agenzia Nazionale, abbiamo moltiplicato gli strumenti a sostegno della gestione di immobili e aziende, abbiamo aumentato le garanzie per il proposto e per i terzi di buona fede, abbiamo reso l’amministrazione giudiziaria più trasparente e rigorosa. Abbiamo fatto arrivare ad approvazione una proposta di legge di iniziativa popolare e abbiamo tradotto in legge le regole di rigore applicate dal Presidente del Parco Nebrodi Antoci e le proposte della Commissione Antimafia. Insomma c’è di che essere soddisfatti.

 

Beni confiscati: si voti!

‘il Ministro Minniti ha fissato la linea della mediazione ragionevole sulla riforma. Ora basta: si proceda col voto, senza stravolgere il testo votato alla Camera nel Novembre del 2011 figlio del lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia. I magistrati, secondo il testo già votato alla Camera, potranno avvalersi della Agenzia come coadiuzione nella gestione fin dalla fase del sequestro. Certo bisogna tenere fermo il punto sul rafforzamento della Agenzia medesima, cui va un plauso per lo sforzo fatto a normativa vigente per dare più trasparenza e più efficacia al suo lavoro: Open Regio è un bel segnale in questo senso’

Reato di depistaggio: una vittoria amara

(ANSA) – ROMA, 5 LUG – Il nuovo reato di depistaggio “e’ una vittoria amara, almeno sia un monito per il futuro. Il nuovo 375 sanzionera’ pesantemente il comportamento del Pubblico Ufficiale o incaricato di pubblico servizio che imbroglia le carte per impedire di arrivare alla verita’”. Lo afferma in una nota il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “E’ una vittoria amara intanto perche’ a nulla servira’ questa nuova norma per tutto cio’ che e’ successo nel passato, da Portella della Ginestra a via D’Amelio”, afferma il parlamentare dem. “Ed e’ una vittoria amara perche’ questo nuovo reato prende atto che ci possano essere funzionari dello Stato che agiscono consapevolmente contro lo Stato, contro la giustizia, magari a difesa di una mal riposta e ipocrita idea di ordine da conservare a qualunque costo. L’approvazione di questo nuovo reato serva anche a dare una scossa al Governo per l’approvazione e l’attuazione del trattato di cooperazione con gli Emirati Arabi, perche’ un modo per allontanare dalla verita’ e’ anche impedire alla magistratura di fare il proprio lavoro e noi sappiamo quanti delinquenti italiani trovino riparo negli EAU”. “Infine – conclude Mattiello – un pensiero al compianto colonnello Omar Pace, tragicamente scomparso: la Procura di Roma ci aiuti a capire quanto prima se c’e’ qualcosa d’altro da sapere oltre a quello che gia’ sappiamo”

Non con il mio voto (#acquabenecomune)

Non con il mio voto.
Avevo tolto la firma dalla proposta di legge e ieri non ho votato il testo.
Nel corso delle votazioni ho fatto altre due scelte in dissenso dal gruppo con il quale lavoro, perché mi è sembrato il modo simbolico con il quale rappresentare la mia posizione: votare a favore degli emendamenti 2.53 e 4.52.

“A tutela dei principi del diritto umano all’acqua e dei principi di precauzione e sostenibilità a tutela dell’acqua come bene comune pubblico, non è possibile sottoscrivere accordi di liberalizzazione nel settore dei servizi idrici che inibiscano la piena realizzazione di tale diritto e della sua tutela”

“La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica nonché meccanismi tariffari. Il Governo provvede a conformarsi a quanto disposto dal presente articolo anche in sede di sottoscrizione di trattati o accordi internazionali”.

Peccato, perché la legge, alla quale hanno lavorato con competenza e pazienza tanti colleghi, contiene diversi elementi importanti (il riconoscimento del diritto all’acqua come diritto umano fondamentale, la proprietà pubblica ribadita tanto dell’acqua quanto degli impianti fondamentali per la sua gestione, la trasparenza sui costi).
La mia decisione è maturata anche in ragione di due fatti: la Commissione Bilancio ha condizionato il proprio parere favorevole all’abrogazione di quel “prioritariamente” che resisteva nel testo a sostegno della gestione pubblica del servizio idrico e parallelamente nessun segnale di disponibilità è arrivato dalla Ministra Madia rispetto al decreto legislativo sulla PA, nella parte che riguarda la gestione dei servizi. Insomma: la direzione è chiara. Progressivamente, magari lentamente, ma inesorabilmente la gestione del servizio idrico sarà assorbita nella logica del mercato globale. Le resistenze a vendere capitale ai privati delle società attualmente in tutto o in gran parte a capitale pubblico saranno a poco a poco vinte con le consuete apparentemente ragionevoli argomentazioni.

Ed è proprio questa “apparente ragionevolezza” che considero un errore politico grave. Sull’acqua, almeno sull’acqua, la politica dovrebbe fare esercizio di profezia e di poesia, che non sono categorie ridicole, da “anime belle” che non capiscono niente della gestione del potere. Sono categorie profondamente politiche: profezia e poesia c’erano nelle parole dei giovani imprigionati a Ventotene che nel momento di maggior forza del nazi-fascismo seppero dire pace ed Europa. Profezia e poesia c’erano nelle donne e negli uomini del 1946 che seppero dire Repubblica, abbandonando la Monarchia. Noi oggi viviamo un Mondo nel quale il mercato ha vinto e ha preteso, come sempre fa chi vince, di diventare misura di ogni cosa. Ma nessuna vittoria è per sempre e il Mondo di domani è quello che già germoglia nelle pratiche di economia del dono e della condivisione, dell’accesso e non della proprietà, del riuso, del riciclo, della accoglienza e della nonviolenza. E’ il Mondo che anche noi stiamo contribuendo a realizzare e Casa ACMOS, fondata nel 2001, resta tra le testimonianze più chiare di questo sforzo. Noi ci stiamo facendo carico del difficile esercizio di cerniera tra il Mondo di oggi e il Mondo di domani, cercando di non fare soltanto politica di profezia e poesia, ma anche politica di responsabilità e gestione delle Istituzioni. E’ un esercizio spesso lacerante, ma è il nostro compito.