Ministro Alfano: vorremmo delle spiegazioni..

Apprendiamo dal sito del Ministero degli Esteri che il Ministro Alfano era effettivamente negli Emirati proprio mentre si procedeva all’arresto del Tulliani. Da ciò che il sito riporta non pare che il tema delle estradizioni dei latitanti italiani sia stato oggetto di incontri e approfondimenti, mi aspetto su questo una spiegazione da parte del Ministro. Restano da comprendere anche le parole di Giletti, che avrebbe detto, in riferimento a Tulliani: “Probabilmente pensava di essere tutelato di più – commenta Giletti – forse nella sua sicurezza, nella sua arroganza, lui era convinto che poteva chiamare la polizia. D’altra parte in tutto questo tempo nessuno e’ andato a cercarlo, lo abbiamo cercato noi”. Davvero in tutto questo tempo nessuno è andato a cercarlo? Intanto anche oggi da Reggio Calabria giungono notizie dell’ennesima, importante operazione di Forze dell’Ordine e DDA contro la ‘ndrangheta di ultima generazione, tanto pericolosa quanto arrogante e spavalda. E’ possibile che questa spudoratezza della nuova ’ndrangheta reggina sia alimentata anche dal ritorno del mito dell’impunità: basta al momento giusto, fare base a Dubai.

Fine legislatura: e il trattato con gli Emirati?

La Legislatura non può finire senza approvare il Trattato con gli Emirati, c’è il rischio che scatti l’estinzione della pena per diversi delinquenti. Secondo l’art. 172 del nostro codice penale, trascorso il doppio della pena stabilita, il condannato che sia riuscito a farla franca, non ha più niente da temere: è libero. Il fatto che l’Italia continui a non ratificare il trattato di estradizione con gli Emirati Arabi Uniti, rende altamente probabile che il meccanismo del 172 scatti a vantaggio di latitanti che spudoratamente, alla luce del sole, si godono la libertà tra Dubai e Abu Dhabi. Dall’ex parlamentare di FI Amedeo Matacena, al narcotrafficante Imperiale, fino ai casi più recenti qualora si arrivasse a condanne definitive. Possiamo permettercelo? Giustamente stiamo facendo il possibile perché il Parlamento approvi definitivamente leggi come la riforma del processo penale o come il nuovo Codice Antimafia, ma senza la ratifica del Trattato rischiamo di costruire dei secchi bucati: mentre potenziamo gli strumenti di repressione e contrasto anche patrimoniale alla criminalità, lasciamo colpevolmente una uscita di sicurezza spalancata. Nell’Ottobre del 2016 abbiamo anche approvato una risoluzione in Commissione Giustizia Camera che impegna il Governo ad agire, nelle more dell’approvazione del Trattato, per via diplomatica per ottenere subito alcune estradizioni. Tra l’altro gli Emirati hanno dal canto loro ratificato il trattato. Più recentemente abbiamo depositato una interrogazione parlamentare in Commissione Esteri. Insomma: l’attenzione parlamentare è massima, ma spetta al Governo sbloccare situazione, rimettendo il trattato all’odg del Consiglio dei Ministri.

Giustizia: ancora nessun Trattato con Emirati

(ANSA) ROMA, 15 SET – E’ passato un anno dall’accordo siglato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando con le autorita’ emiratine in materia di cooperazione giudiziaria e di estradizione, “ma del trattato non c’e’ traccia. La vacanza dei latitanti purtroppo non e’ finita”. A ricordarlo e’ il deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Un anno fa – scrive Mattiello – sembrava che Italia ed Emirati avessero intrapreso un percorso risoluto, volto a sanare una insopportabile smagliatura nei rapporti tra i due Paesi, che sono ottimi partner commerciali soprattutto nei settori dell’energia e della difesa. Gli Emirati sono i primi importatori al mondo di armamenti italiani. Invece no: il 3 Marzo del 2016 l’accordo si e’ affacciato per un momento al Consiglio dei Ministri per ottenerne l’approvazione, un passaggio che sembrava una formalita’, essendo stato preceduto dal placet dei Ministeri interessati ma a sorpresa il punto venne fatto saltare e il Trattato rimandato per approfondimenti. Da allora e’ scomparso dai radar. Pare che il nodo sia legato alla pena di morte, presente nell’ordinamento emiratino. Francamente e’ difficile credere che sia questo il motivo, dal momento che l’Italia ha rapporti consolidati con altri Paesi con le stesse caratteristiche, a cominciare dagli Stati Uniti”. “Spiace d’avvero: le autorita’ giudiziarie italiane hanno – prosegue Mattiello – segnalato piu’ volte come gli Emirati siano un porto franco per latitanti italiani e riciclatori internazionali, non e’ quindi soltanto il caso dell’ex parlamentare Amedeo Matacena, che pure resta il piu’ offensivo per la credibilita’ dell’Italia”.

‘Ndrangheta: la legge NON e’ uguale per tutti

(ANSA) – ROMA, 22 GIU – “La legge non e’ uguale per tutti, se ne facciano una ragione magistrati e investigatori. Un’altra brillante operazione resa possibile dalla capacita’ delle forze dell’ordine e dall’esistenza di norme giuste che consentono la collaborazione tra Paesi diversi. Questa notizia impressiona perche’ potrebbe arrivare dagli Emirati, anziche’ dalla Svizzera, se soltanto il Governo facesse funzionare il Trattato di cooperazione giudiziaria che invece non c’e’”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia, a proposito dell’estradizione, dalla Svizzera, del boss Antonio Nucera, detto ‘Ntonaci, esponente di vertice della omonima cosca di Condofuri (RC) latitante dal 2013. “Impressiona perche’ anche negli Emirati Arabi – osserva Mattiello – c’e’ un Nucera (l’imprenditore savonese Andrea Nucera ndr), ricercato dalla giustizia italiana: un Nucera del ponente ligure, che potrebbe essere collegato ai Nucera coinvolti nell’operazione della DDA di Genova che ha interessato il levante negli scorsi giorni. Perche’ e’ la medesima DDA di Reggio Calabria che ha interesse a far rientrare in Italia latitanti come l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, per un titolo analogo a quello per il quale e’ stato tratto dalla Svizzera il Nucera della notizia: una ordinanaza di custodia cautelare”. “C’e’ di piu’: sono relatore in Commissione Giustizia di un parere relativo ad un ddl di ratifica di un ulteriore trattato di cooperazione giudiziaria e doganale tra Italia e… Svizzera! Stringiamo le viti con la Svizzera, dove ormai da anni l’aria e’ cambiata e le lasciamo colpevolmente lasse negli Emirati, che sono per molti il nuovo Eldorado dove stare senza pensieri”, conclude il deputato

Giustizia – Mattiello: ‘Il Governo raccolga le parole del Procuratore De Raho’

Mattiello: ‘Il Governo raccolga le parole del Procuratore De Raho: il Trattato tra Italia ed Emirati è una responsabilità della politica. La Provincia di Reggio Calabria è il cuore mondiale di una delle più potenti organizzazioni criminali esistenti la ‘ndrangheta, primo dovere della politica è mettere magistrati e investigatori nelle migliori condizioni per operare. Ecco perché il Trattato, così come la riforma delle misure di prevenzione patrimoniali, devono essere priorità’

‘Ndrangheta – Mattiello: relazione inchieste-Trattato Emirati?

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(ANSA) ROMA, 12 MAG – “Vorrei conoscere la valutazione della DNAA sulle ultime inchieste: Vibo Valentia, Messina, Reggio Calabria”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Magistrati e investigatori hanno concluso ultimamente operazioni importanti cui va dato loro merito, da "Fata Morgana”, fino agli arresti ordinati dalla Procura di Vibo per il lavori sulla Salerno-Reggio Calabria e da quelli odierni ordinati dalla Procura di Messina per voto di scambio, senza dimenticare “Dama Nera” e “Breakfast”, i processi che si apriranno stabiliranno le responsabilita’ penali di ciascun indagato e quindi su questo piano non resta che attendere rispettosamente. Ma in una fase storica nella quale le organizzazioni mafiose sparano di meno e  corrompono di piu’, nella quale la struttura stessa delle organizzazioni mafiose e’ mutata e sta mutando inglobando sempre di piu’ imprenditori, politici, massoni e anche magistrati, tanto che ci si interroga sulla sopravvivenza dello schema del concorso esterno, in una fase in cui i soldi si fanno sempre di piu’ dirottando finanziamenti pubblici, anche europei, e realizzando “cartelli” in grado di intercettare e controllare pezzi importanti di economia in posizioni di mercato monopolistiche, sarebbe utile esplorare insieme alla DNAA perimetri e portata delle relazioni coinvolte", ragiona il deputato. “A Dnaa e Dia compete senz’altro un compito di prevenzione e pure noi della Commissione Antimafia abbiamo la responsabilita’ di aggiornare continuamente l’analisi del fenomeno. Io continuo a chiedermi se esista un rapporto tra queste relazioni pesanti e le difficolta’, finora insormontabili, che incontra l’approvazione del Trattato di cooperazione Giudiziaria tra Italia e Emirati Arabi Uniti”, conclude il deputato.