Il miglior gesto di solidarietà a Don Ciotti? Approviamo in Parlamento la riforma dei beni confiscati!

(ANSA) – ROMA, 1 SET – “Noi parlamentari abbiamo un modo concreto per dimostrare che stiamo dalla parte di don Ciotti, contro tutte le mafie: approvare senz’altro la riforma che riguarda i beni confiscati ai mafiosi. Il lavoro e’ gia’ avviato: la Commissione Giustizia della Camera ha iniziato il lavoro sulla proposta di legge 1138, frutto di una grande mobilitazione popolare animata da Libera, CGIL, Avviso Pubblico”. Ad affermarlo e’ Davide Mattiello, deputato Pd e componente della Commissione Antimafia. “Troppi i beni confiscati sprecati, troppi i posto di lavoro che si perdono quando ad essere sequestrate sono le aziende, inadeguato l’apporto dell’Agenzia Nazionale, opaco in taluni casi il rapporto tra giudici e amministratori giudiziari”, prosegueMattiello. “Le proposte di riforma sono ampiamente condivise anche dal Ministro Orlando, che ha a sua volta elaborato un testo. Rimbocchiamoci le maniche e calendarizziamo la discussione in Commissione: se tutti i gruppi fossero d’accordo si potrebbero anche dimezzare i tempi di approvazione. Il sacrificio di Pio La Torre ha insegnato quanto i mafiosi si sentano colpiti quando si aggrediscono i patrimoni illeciti accumulati: facciamo nostra questa lezione e dimostriamo che la solidarieta’ prende la forma della responsabilita’”, conclude l’esponente del Pd.

(ANSA) – ROMA, 31 AGO – “Le minacce di morte di Riina contro don Ciotti non possono muovere soltanto alla giusta solidarieta’, devono anche spingere chi ha responsabilita’ istituzionali a fare tutto e subito quanto e’ in proprio potere. Per questo chiedo alla Presidente della Commissione Antimafia,on. Bindi, di convocare al piu’ presto il Ministro Alfano”. Lo dichiara l’on. Davide Mattiello(Pd) componente della commissione Antimafia secondo il quale serve “capire quali provvedimenti siano stati presi per assicurare il miglior livello di tutela. Per questo il parlamentare chiede che la commissione senta anche il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti "per capire quali siano stati gli effetti delle minacce di Riina all’interno dell’organizzazione mafiosa, e il sottosegretario alla sicurezza Minniti per capire quali intrecci risultino allo stato tra ambienti mafiosi e altri ambienti, potenzialmente interessati a colpire don Ciotti”. “Le minacce di Riina – dice Mattiello – riportano al periodo compreso tra il maggio e l’ottobre 2013, quindi un anno fa, sono parole pronunciate da Riina durante l’ora d’aria, trascorsa con Alberto Lorusso, sono parole coeve alle altrettanti gravi minacce pronunciate contro il dott. Di Matteo, di cui la stampa informo’ l’opinione pubblica a partire almeno dal novembre 2013: c’e’ da chiedersi allora anche come mai queste ulteriori gravissime minacce contro don Ciotti siano state rese pubbliche soltanto ora”

Sulla intercettazioni di Riina..

Le intercettazioni del boss Toto’ Riina rese note in queste ore rendono sempre piu’ importante fare luce sul recente malore che ha colpito il boss e sul suo trasferimento lampo in ospedale". Lo afferma deputato Pd della commissione Antimafia Davide Mattiello che aveva presentato nei giorni scorsi una interrogazione al ministro della Giustizia sull’episodio del malore che ha colpito il boss di Cosa Nostra Toto’ Riina, detenuto nel carcere di Opera, chiedendo la conferma che il suo momentaneo e breve trasferimento in ospedale fosse indispensabile, che le strutture mediche del carcere non fossero sufficienti per i dovuti accertamenti medici e di verificare puntualmente con quali persone Riina sia entrato in contatto nel corso dell’episodio. “Riina – spiega Mattiello – e’ stato mittente di minacce nei confronti dei magistrati di Palermo e destinatario, a sua volta, di un’intimidazione contenuta in una lettera della fantomatica Falange Armata. Emerge dalle sue conversazioni registrate durante l’ora d’aria in carcere che Riina ha rivelato particolari non irrilevanti sulle dinamiche dell’attentato in via D’Amelio. Per questo chiediamo certezza sul fatto che non sia stato a contatto con nessuno estraneo al mondo carcerario durante quel trasferimento.

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