Stefano Cucchi: fare piena luce sulla sua morte è nell’interesse dell’Arma

(ANSA) – ROMA, 5 GEN – “Sono convinto che fare piena luce sulla morte di Stefano Cucchi, individuando rigorosamente anche le responsabilita’ dei carabinieri coinvolti, sia nell’interesse dell’Arma, tanto quanto lo e’ nell’interesse della famiglia e di tutti noi”. A scriverlo su Fb e’ il deputato Pd DavideMattiello, componente della Commissione parlamentare Antimafia. “E’ evidente il delicato e prezioso servizio che ogni giorno uomini e donne delle forze dell’ordine svolgono, spesso a rischio della vita. Ma proprio per questo – prosegue il deputato – bisogna tutelarli da chi abusi della divisa non meno di quando si debbano difendere dai mafiosi che a quelle divise hanno tante volte sparato. Isolare chi sbaglia e non isolarsi dalla societa’”. “Per alcuni versi questa situazione – prosegueMattiello – ricorda cio’ che accadde dentro la Polizia ai tempi della Uno Bianca, prendo in prestito le parole di un bravo poliziotto, che ha fatto un pezzo della storia del sindacato di Polizia, Luigi Notari: ‘Si fosse fatta chiarezza sulla Uno Bianca, non sarebbero accadute Genova e la Diaz. Nessuno ha pagato con la carriera, non c’e’ stata nessuna responsabilita’ oggettiva. Dopo i 23 morti e i feriti, la piu’ grande vittima della Uno Bianca e’ stata la riforma della polizia. Oltre alla sicurezza dei cittadini’”. Per Mattiello, “sullo sfondo ci sta oggi, come dopo il 1981, anno della legge 121 che ha smilitarizzato la Polizia, il tema del modello di sicurezza, non solo sul piano organizzativo, ma su quello culturale. L’ago della bilancia pende sempre di piu’, per tanti motivi, non ultimo l’accorpamento della Forestale all’Arma, verso il modello militare: la direzione opposta a quella che porto’ alla riforma dell’81”. “Per Stefano, per la famiglia, per tutti noi e’ importante che senza piu’ indugi si faccia piena luce, perche’ venga ribadito con forza che al di la’ dei modelli organizzativi la cultura della sicurezza non puo’ che ispirarsi alla trasparenza e alla responsabilita’. Che poi sono le questioni che tengono ancora in sospeso in Parlamento le nuove norme sul reato di tortura e sul reato di depistaggio”.