Stato-Mafia: Antimafia apra lavoro su stragi

(ANSA) – ROMA, 6 NOV – E’ stato depositato agli atti della Commissione parlamentare Antimafia il verbale dell’esame sostenuto da Gianfranco Donadio, ex procuratore della Direzione  nazionale antimafia, l’8 Ottobre del 2014 presso la Procura di Catanzaro. “Uno spunto utile – sostiene il deputato Pd Davide Mattiello – per comprendere se ci siano e come agiscano tutt’ora i garanti di quelli che il compianto D’Ambrosio defini’ ‘indicibili accordi’”. Donadio e’ stato, fino al momento dell’insediamento dell’attuale Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, procuratore aggiunto della DNA guidata da Pietro Grasso, con la delega al coordinamento delle inchieste sulle stragi di mafia. Tra il 2012 e il 2013 si e’ trovato al centro di un attacco che ha avuto nella denuncia del pentito Lo Giudice il momento piu’ drammatico. Lo Giudice, boss di ‘ndrangheta attualmente collaborante con piu’ Distrettuali Antimafia, dopo aver accettato di parlare con Donadio, improvvisamente cambio’ atteggiamento ed in un video, che circola ancora su fb, lo accuso’ di averlo intimidito e indotto a dire il falso. Lo Giudice punto’ il dito anche contro altri magistrati e funzionari di polizia giudiziaria. La Procura di Catanzaro apri’ allora un procedimento per calunnia contro Lo Giudice, durante il quale Lo Giudice ha confessato di aver detto il falso. “Il fatto grave e’ che Lo Giudice racconta di essere stato indotto a calunniare Donadio. Indotto da chi e perche’? – si chiede Mattiello – Questo credo debba interessare la Commissione parlamentare Antimafia”. La Procura di Catanzaro nel 2014 raccolse la testimonianza di Donadio, il quale ha ripercorso tutto il suo lavoro che ha riguardato in maniera peculiare il rapporto tra mafia e pezzi di Stato, in particolare nella figura di Giovanni Aiello. “E’ possibile che Lo Giudice sia stato indotto a calunniare proprio da cosi’ detti "garanti”? E’ possibile che questi “garanti” abbiano lavorato a chiudere la stagione delle stragi seppellendo morti, verita’ e rendite politiche? Le sentenze penali le scrivono i giudici, ma le Commissioni d’inchiesta hanno il dovere di comprendere se e come qualcuno abbia cercato o cerchi di usare lo Stato per di chiudere arbitrariamente la porta della giustizia", conclude il deputato

Stato-Mafia: sostegno a magistrati Palermo

(ANSA) – ROMA, 15 GIU – “Abbiamo il dovere di fare attenzione a quello che succede nel ‘processo Trattativa’. Oggi e domani la Corte d’Assise del Tribunale di Palermo titolare del processo ‘Trattativa’ svolge importanti udienze a Roma: una occasione per parteciparvi testimoniando ancora una volta rispetto per cio’ che sta avvenendo in questo dibattimento”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Proprio in un momento in cui varie voci si levano per fischiare la fine della partita, decretando che il processo- Trattativa starebbe ormai su un binario morto –  sostiene il deputato – e’ importante ribadire il pieno sostegno ai magistrati del tribunale di Palermo, consapevoli che episodi come le assoluzioni di Mannino, di Mori, di Obinu non rappresentano affatto la fine della storia. Cio’ che e’ successo tra il 1989 e il 1994 non ha smesso di succedere e avvelena ancora il nostro presente democratico, altrimenti Messina Denaro, custode dei documenti portati via dal covo di Riina, non sarebbe latitante e forse avremmo il Trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi operativo”.

Stato/Mafia: la politica approfondisca le parole di De Gennaro

(ANSA) – ROMA, 10 OTT – “Le parole di De Gennaro non riguardano soltanto il passato, la politica dovrebbe approfondire”. Lo dice Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia e Giustizia, dopo la deposizione di ieri dell’ ex capo della Polizia Gianni De Gennaro come testimone al processo in corso a Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia. “L’analisi lucida ribadita da De Gennaro – osserva Mattiello- e’ nota da tempo: negli archivi della Commissione Antimafia c’e’ anche l’importante relazione della DIA del 1993. La magistratura penale deve verificare se e quali reati furono commessi allora, ma la politica dovrebbe approfondire l’attualita’ di quella analisi. Cosa resta oggi di quella alleanza tra poteri criminali non soltanto mafiosi? Quanto ha influenzato e influenza la vita istituzionale del Paese? C’e’ un nesso con la perdurante latitanza di Messina Denaro e con le parole della dott.ssa Principato sulle coperture ‘altolocate’?”. L’ esponente Pd elenca altre domande: “Perche’ il pentito La Barbera ha pensato di ricordare a tutti attraverso le pagine di Repubblica, che i documenti segreti di Riina li ha Messina Denaro? Qual e’ stato il ruolo del Senatore D’Ali’, attualmente sotto processo con l’accusa di aver favorito la mafia trapanese? Ci sono connessioni tra la relazione DIA del 1993 e la definitiva sentenza di condanna di Dell’Utri? E tra i ‘pali della luce’ di Messina Denaro e gli investimenti della ‘ndrangheta nel ponente ligure?”. Mattiello ricorda che “la magistratura reggina aspetta ancora di poter vedere Amedeo Matacena, latitante a Dubai dall’agosto del 2013, e Vincenzo Speziali, recentemente graziato dalla Cassazione libanese. Esiste o no una rete relazionale unitaria e altolocata che ha stretto il proprio patto negli anni delle stragi e che da allora non ha mai smesso di fare affari e proteggere i propri cari?”