Rai – Mattiello: paradosso Riina J. sì e Marco Lillo no

(ANSA) – ROMA, 1 GIU – “In Rai Riina Junior sì e il giornalista Marco Lillo no? Sarebbe il paradosso”. A evidenziarlo è il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia, dopo che Il Fatto quotidiano scrive che il governatore Roberto Maroni ha spedito una diffida alla Rai e a La7 per impedire la divulgazione del libro “Il potere dei segreti” di Marco Lillo, vicedirettore del Fatto Quotidiano. “In un tempo in cui anche le mafie per tappare la bocca ai giornalisti scomodi alla violenza preferiscono lo strumento della querela temeraria o della intimidazione preventiva a mezzo di diffide ben confezionate dai migliori studi legali – scrive Mattiello – colpisce negativamente la mossa di Maroni. Se c’è reato, lo ha commesso chi ha trasferito informazioni coperte da segreto istruttorio nelle mani del giornalista, ma per il giornalista che le ha ricevute prevale senz’altro il dovere/diritto di informare l’opinione pubblica, verificata la veracità e la rilevanza pubblica delle informazioni medesime. Cosa che Lillo ha fatto”. “Le grandi agenzie di informazione come la Rai, più che delle diffide di Maroni, dovrebbero preoccuparsi del merito delle questioni evocate nel libro di Lillo, che sono tutte questioni gravi e centrali per la politica italiana e che meriterebbero approfondimenti e dibattiti. Il nodo è l’inchiesta Breakfast della DDA di Reggio Calabria ovvero il rapporto, che potrebbe non riguardare soltanto la Lega, ipotizzato negli atti di accusa tra denaro pubblico, ricevuto dal partito, gestito in modo illecito anche avvalendosi delle competenze della ‘ndrangheta in materia di riciclaggio internazionale di denaro. In questo quadro si inserisce anche la vicenda Matacena-Scajola. Perché il servizio pubblico non indaga sui motivi del Trattato che non c’è, quello di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati? Perché non chiede conto a Scajola delle dichiarazioni rese a Libero qualche giorno fa, nelle quali il già ministro dell’Interno candidamente ammetteva di essersi interessato di assicurare all’ex parlamentare Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso in associazione mafiosa, un ‘asilo politico’ in Libano?”, chiede Mattiello.

Indignamoci per Riina e Matacena

(ANSA) – ROMA, 8 APR – “Ci siamo giustamente indignati per le parole mafiose veicolate a mezzo Rai da Riina junior: dovremmo avvertire la medesima indignazione per le parole spudorate di chi, come Amedeo Matacena condannato per mafia, si sente intoccabile e a mezzo stampa continua a dichiarare da tre anni che nessuno lo riportera’ in Italia. Oggi c’e’ il Consiglio dei Ministri: un’altra occasione buona. Coraggio!”. Cosi’ il deputato Pd Davide Mattiello, che torna a sollecitare che il Consiglio dei ministri esamini e vari il Trattato di cooperazione giudiziaria e quello di estradizione tra Emirati Arabi e Italia, che sono gia’ stati predisposti. “Quando martedi’ scorso il Ministro Gentiloni ha riferito in Aula alla Camera sul caso Regeni, sono rimasto positivamente colpito dal modo con cui il Ministro ha declinato il concetto di ragion di Stato, dicendo che l’unica ‘ragione’ di Stato sono la verita’ e la dignita’ per Giulio Regeni. Qual’e’ la ‘ragione’ di Stato nei rapporti con gli Emirati Arabi? Perche’ il Trattato di cooperazione giudiziaria e’ saltato fuori dal Consiglio dei ministri del 3 marzo e non se ne sa piu’ niente? Perche’ l’Italia non fa uno sforzo per consegnare alla giustizia i latitanti e i riciclatori che usano Dubai come base? C’e’ il terrore degli altri, ma c’e’ il terrore domestico generato quotidianamente da organizzazioni come la ‘ndrangheta: che segnale e’ per magistrati, forze dell’ordine, cittadini lasciare condannati e ricercati per mafia liberi in Paesi come gli Emirati che pure sono partner strategici dell’Italia sul piano commerciale?”, si chiede il deputato dem.

Vespa e Riina: verificare reato di favoreggiamento

(ANSA) – ROMA, 7 APR – Verificare se non vi siano gli estremi per favoreggiamento aggravato nei confronti di Bruno Vespa. E’ quanto chiede di fare il deputato Pd Davide Mattiello, secondo il quale “non si puo’ escludere che Giuseppe Salvatore Riina abbia voluto mandare un messaggio a quel che resta dell’organizzazione Cosa Nostra e alle stesse Istituzioni”. Per questo il deputato, che e’ componente della Commissione Antimafia, auspica “che in ogni competente sede istituzionale si vogliano fare le opportune verifiche, per capire se sia fondata la preoccupazione che il Riina abbia, almeno su questo punto, parlato da affiliato a Cosa Nostra e se di conseguenza siano rintracciabili nel comportamento di Vespa i profili previsti dal reato di favoreggiamento aggravato dall’art. 7, essendosi prestato all’ipotizzabile tentativo del Riina”. Mattiello parte dal “profilo criminale di Giuseppe Salvatore Riina, certificato nella sentenza di condanna definitiva per 416 bis ed estorsione a 8 anni e 10 mesi di carcere” e prosegue considerando “che mai il Riina ha dimostrato di prendere le distanze dal sodalizio mafioso, nell’unico modo riconosciuto dalla legge, cioe’ collaborando con la giustizia italiana”. “Considerato che – scrive – fino a prova contraria il sodalizio mafioso dei Riina e’ da intendersi senza soluzioni di continuita’. Considerato l’atteggiamento di Cosa Nostra e di Salvatore Riina in particolare, sui cosi’ detti ‘pentiti’, tanto che la revisione della legge sui collaboratori era uno dei punti prioritari del famigerato ‘papello’. Considerato che in questo periodo sono aperti diversi delicati processi che contano anche sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Considerato che verosimilmente di tutto cio’ il giornalista Bruno Vespa era edotto. Considerato che durante l’intervista di ieri sera Giuseppe Salvatore Riina si e’ generalmente rifiutato di rispondere nel merito dell’esperienza mafiosa rivendicando l’esclusivo ruolo di ‘figlio’, tranne che sulla questione dei collaboratori di giustizia, sulla quale invece e’ entrato pesantemente nel merito, per altro introdotto dalle parole di Vespa ‘lei ha ragione quando dice..’”, dato tutto questo, Mattiello chiede di verificare la sussistenza del reato di favoreggiamento aggravato.