Italicum: le ragioni del mio voto di fiducia

L’ordine
degli addendi cambia il risultato, pertanto cercherò di procedere dagli
argomenti generali a quelli particolari.

1.
La sfida storica della nostra generazione è la costituzione degli Stati Uniti
d’Europa: la possibilità (!) di apparecchiare un futuro di libertà, di pace e
di giustizia sociale passa anche dalla trasformazione dell’Unione Europea in un
vero soggetto politico continentale, capace di contribuire al governo del
Mondo. Questo risultato presuppone almeno due sforzi: lo spostamento dell’oggetto
del desiderio politico dalla dimensione nazionale, alla dimensione europea, la
semplificazione dei processi decisionali a livello nazionale. Diversamente il
nostro sguardo resterà strabico e la vista miope. Basta fare un test: quanti
sanno dire cosa sta succedendo nel Parlamento italiano e quanti sanno dire cosa
sta facendo quello europeo? E’ con questo approccio che valuto le proposte di
riforma delle regole del voto e dell’organizzazione dello Stato: in linea di
massima, la direzione imboccata è questa e per questo penso che vada sostenuta.

2.
Viviamo un tempo di compressione della partecipazione democratica e della
sovranità popolare? Sì, anche. Ma non credo che questo dipenda da riforme
legislative liberticide. Credo che dipenda soprattutto dall’ordine mondiale
uscito vittorioso nell’89 e consolidatosi a partire dal 1995. Concetti come
“sovranità” e “partecipazione” sono già profondamente mutati nei fatti (non
soltanto in senso negativo!), da vent’anni di web, di multinazionali
finanziarie e dall’irrompere sulla scena di nuovi player globali (la Cina,
l’India…). La nostra libertà individuale è molto più ipotecata dai big data,
cui consegniamo volontariamente, gratuitamente e inconsapevolmente le nostre
esistenze, che dalla riforma delle istituzioni nazionali. Che fare? Non
possiamo tornare al 1970, dobbiamo immaginare il 2070: quindi vedi punto 1

3.
Il mio arrivo in Parlamento è stato traumatico: la “non vittoria” ha
aperto alla “necessità ineluttabile” delle larghe intese con
Berlusconi, la coalizione PD-SEL è durata lo spazio di una drammatica assemblea
al Capranica, la Corte Costituzionale ha dichiarato la illegittimità della
legge elettorale. In quei mesi dolorosi (per me e per altri. Io allora non
votai la fiducia al Governo Letta-Alfano) una delle proposte più ragionevoli
diceva: cambiamo la legge elettorale al più presto e torniamo a votare, non
possiamo stare qui da “abusivi” a governare con Berlusconi! Ecco,
appunto: l’approvazione della legge elettorale avvera una parte di quella volontà
e prevede la sua entrata in vigore nel Luglio del 2016. Credo che questo lasso
di tempo sarà utile a fare quel che c’è di più urgente, per poi valutare se
rimettere il mandato nelle mani del popolo.

4.
Berlusconi: fino al 1° Agosto del 2013 era pienamente in sella, il PDL era ben
piazzato e il PD ci governava insieme, poi una sentenza della Cassazione l’ha
trasformato in un pregiudicato e la storia ha preso un’altra piega. Ma c’è
voluto un giudice. Ora Forza Italia rovescia il tavolo del Nazareno perché
colpita da una scelta politica (non da una sentenza), scelta di rottura
rispetto a quanto avvenne nel 2013: l’elezione del Presidente della Repubblica
nella persona di Sergio Mattarella, non ha pagato pegno all’ex Cavaliere. Per
me una bella storia, da valorizzare e tutelare dalle incursioni di Brunetta e
compagni (che probabilmente hanno masticato amaro anche per altro). Mettere la
fiducia da un lato e chiedere il voto segreto dall’altro, mi sembrano due
sequenze dello stesso film. Genere “tattica”, non “apocalittica”.

5.
Nel merito dell’Italicum: da un lato ci sono cose che convincono e diversi
punti critici che sono stati effettivamente corretti in Senato (lo sbarramento
è sceso al 3%, la soglia per il premio di maggioranza è salita al 40%, ci sono
preferenze e alternanza di genere, c’è il voto per chi è temporaneamente fuori
dall’Italia, c’è il doppio turno e ci sono collegi più piccoli), dall’altro
restano delle perplessità (i capi lista bloccati e il premio dato alla lista,
piuttosto che alla coalizione, con divieto di apparentamento tra il primo e il
secondo turno), che però potranno essere in gran parte superate dalle condotte
concrete che adotteranno i singoli partiti (sulla spinta della propria base):
ad esempio, si potranno usare le primarie anche per l’individuazione di tutti o
di parte dei capi lista; si potranno creare liste ad hoc per partecipare ad una
certa competizione elettorale che includendo più partiti, risolvano a monte la
convivenza plurale tipica di una coalizione, garantendo però un esito maggiormente
resistente (se “Italia bene comune” fosse stata una lista unitaria composta da
personale di Pd e SEL…).

6.
Grandi sfide restano sul tavolo per migliorare sostanzialmente il sistema che
porta alla selezione dei rappresentanti. Ne cito due che mi stanno
particolarmente a cuore: la regolamentazione per legge delle primarie e la
regolamentazione per legge di partiti e fondazioni. La prima questione rimanda
tra l’altro alla perseguibilità giudiziaria dello scambio elettorale
politico-mafioso (416 ter), attualmente impossibile. La seconda questione
rimanda tra l’altro alla trasparenza con la quale si attraggono finanziamenti
privati, si fanno le tessere e si distribuiscono incarichi…

Per
almeno questi 6 argomenti ho deciso di sostenere col mio voto questo passaggio,
in coerenza a quanto deciso dal gruppo parlamentare del quale faccio parte.

Per
uno come me sarebbe stato molto più facile e gratificante fare il contrario,
conformandomi al dissenso, anche perché alcune delle persone che più stimo e a
cui voglio bene hanno deciso di comportarsi altrimenti: io ne rispetto il
travaglio, spero che loro e quanti non si riconoscano nelle decisioni che ho
preso, possano fare altrettanto con me.

Davide Mattiello

Deputato

Primo Maggio 2015