v:* {behavior:url(#default#VML);}
o:* {behavior:url(#default#VML);}
w:* {behavior:url(#default#VML);}
.shape {behavior:url(#default#VML);}

Normal.dotm
0
0
1
682
3891
ACMOS
32
7
4778
12.0

0
false

14

18 pt
18 pt
0
0

false
false
false

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:12.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ascii-font-family:Cambria;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Cambria;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}

Mafia: comitato ‘Io Riattivo il Lavoro’, urgente riforma  su beni confiscati

martedì 14 ottobre conferenza stampa alla Camera dei deputati

 

 

Roma, 10 ottobre – Il comitato promotore della campagna ’Io riattivo il Lavoro’, costituito da Cgil, Libera, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Legacoop, Sos Impresa, Centro Studi Pio la Torre, martedì 14 ottobre, alle ore 11.30, terrà una conferenza stampa presso la sala stampa di Montecitorio per chiedere al Parlamento di varare rapidamente la legge di riforma sui beni confiscati.
La Commissione Giustizia della Camera ha votato infatti un testo legislativo che recepisce i contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal comitato, ed ora è necessario che le camere procedano speditamente in modo da mettere in campo gli strumenti previsti dal provvedimento.
 
Questo primo importante risultato è il frutto di un’azione straordinaria di quella società civile impegnata nell’azione di contrasto alle mafie rappresentata dai proponenti, ed è dovuto anche alla positiva sinergia fra società ed istituzioni. In proposito vogliamo segnalare il tempestivo ed efficace lavoro della Commissione Antimafia, la cui relazione ha prodotto un voto unanime del Parlamento su due risoluzioni che richiamano, come indicato dalla Commissione stessa, l’urgenza della riforma. In presenza di una piena reciprocità di ascolto e voglia di fare è possibile, come dimostrato da questa vicenda, realizzare passi importanti nella lotta alla criminalità organizzata e nell’azione riformatrice per rilanciare l’occupazione e l’economia legale di cui il Paese ha un profondo bisogno.
Per questo confidiamo che il Parlamento proceda ora speditamente, di modo da rendere il prima possibile operative le misure previste per sostenere il riutilizzo di un importante patrimonio produttivo. Patrimonio che rischia altrimenti l’abbandono e il fallimento: non possiamo permetterci che passi l’idea secondo la quale “quando c’era la mafia si lavorava, se arriva lo Stato si perde il lavoro”.

 

I dati parlano da soli e dimostrano la necessità e l’urgenza di un intervento: le aziende confiscate in via definitiva sono oltre 1700, quelle sequestrate potrebbero essere cinque volte tanto. Le prime sono aumentate del 70% dall’inizio della crisi, il che dimostra senza ombra di dubbio l’abbassamento del controllo di legalità e la pervasività della criminalità nel nostro sistema economico. Tutti i settori produttivi sono coinvolti e una percentuale molto alta riguarda comparti chiave come il terziario (55%), l’edilizia (27%) e l’agroalimentare (6%). È possibile trovare aziende sequestrate e confiscate in tutta Italia, da Nord a Sud. Le regioni in cui se ne contano di più  sono la Sicilia (36%), la Campania (20%), la Lombardia (13%), la Calabria (9%) e il Lazio (8%).

Secondo l’Agenzia nazionale per i beni confiscati, il 90% di queste aziende fallisce a causa dell’inadeguatezza dell’attuale legislazione, incapace di garantire gli strumenti necessari per l’emersione alla legalità e di valorizzare a pieno la loro enorme potenzialità economica.
A tutto questo dobbiamo aggiungere le rilevazioni del ministero della Giustizia del gennaio scorso, riferite al periodo che va dal gennaio del 2009 al settembre del 2013: in questo arco di tempo si sono verificati 5.738 sequestriattraverso procedimenti di prevenzione e si può stimare che altrettanti siano avvenuti attraverso procedimenti penali. Infine, sono in atto richieste da parte dei PM ai giudici per 2.500 sequestri di altrettante aziende.

 

Da anni  chiediamo maggiore trasparenza sui dati relativi al numero di lavoratori e lavoratrici

coinvolti dal fenomeno. Ad oggi l’Agenzia, per sua stessa ammissione, si è dichiarata impossibilitata a quantificarli. Facendo una stima al ribasso potremmo senza dubbio affermare che si tratta di oltre 80 mila persone. Dando per buone le stime dell’Agenzia relative al fallimento del 90% di queste aziende, il quadro che emerge è devastante: circa 72.000 lavoratori e lavoratrici hanno pagato con il licenziamento e la disoccupazione l’inadeguatezza delle istituzioni nel valorizzare l’enorme patrimonio economico costituito dalle aziende confiscate. E ciò avviene proprio in territori già fortemente condizionati dalla zavorra mafiosa. L’intervento dello Stato, al contrario, dovrebbe garantire sicurezza sociale e certezza di un vero e serio percorso di emersione alla legalità.

 

Per questo la riforma può dare un contributo importante all’obiettivo di contrapporre il lavoro legale e pulito allo sfruttamento e alla violenza delle mafie che, inquinando la nostra economia attraverso il riciclaggio di capitali, arrecano un danno strutturale al sistema paese.

Riforma dei beni confiscati e la campagna ‘Io riattivo il lavoro’

image

(ANSA) – ROMA, 14 OTT – Il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, ha rilevato che il testo base per la riforma dei beni confiscati e’ gia’ stato approvato a larghissima maggioranza in commissione Giustizia (contraria solo Forza Italia) e in Commissione Antimafia e’ stata approvata una relazione le cui conclusioni sono in sintonia con quel testo base. Anche le norme messe a punto dal ministro della giustizia Orlando il 29 agosto scorso relativamente alla criminalita’ organizzata, vanno nello stessa direzione. “Su questa materia c’e’ la quadra – ha concluso Mattiello – la volonta’ politica e’ convergente e dunque si puo’ arrivare rapidamente alla riforma di cui abbiamo cosi’ bisogno”. Da Luciano Silvestri della Cgil, a Davide Pati di Libera, ad Antonio Russo delle Acli, a Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico, e’ arrivata la sollecitazione a non perdere tempo, “e’ un atto di responsabilita’ politica – hanno detto – l’uso sociale delle aziende che meritano di stare sul mercato dimostra che la mafia non e’ imbattibile e sottrae consenso sociale alla stessa mafia”. Sono 450 ad oggi le associazioni e le cooperative, da Trento ad Agrigento, che gestiscono i beni confiscati alle mafie. L’80% passano attraverso gli enti locali. Tra l’altro il Comitato “Io riattivo il lavoro” chiede un’ anagrafe dei beni confiscati ed un albo degli amministratori giudiziari, “alcuni hanno decine di incarichi che fruttano milioni di euro”, ha evidenziato Mattiello, “ed anche su questo serve quanto prima chiarezza”