Testimoni di giustizia: la scorta a Cutrò non sarà tagliata

Sono destituite di ogni fondamento le notizie che trattano il taglio della scorta ad Ignazio Cutrò: ce lo ha confermato il vice ministro Bubbico, da me sollecitato su questo punto nell’ambito della audizione che si è appena conclusa in V Comitato della Commissione Antimafia. Anzi, è stata ribadita l’importanza del ruolo pubblico assunto negli anni da Ignazio Cutró: ne’ lui, ne’ la sua famiglia sono o saranno abbandonati dallo Stato. Col vice ministro abbiamo fatto il punto sullo stato di attuazione delle norme che riguardano l’assunzione nella PA dei Testimoni di Giustizia: per ora sono una decina quelli assunti con le norme nazionali e una trentina quelli assunti con le norme siciliane. Abbiamo condiviso la necessità di alcune modifiche che risolvano il problema della assunzione anche in sovrannumero, oggi possibile soltanto per la normativa siciliana, e il problema della trasferibilità del diritto in capo a qualche famigliare: le modifiche si potranno fare o intervenendo al Senato sul Codice Atimafia, o alla Camera sulla 3500, che riforma tutto il sistema tutorio dei Testimoni di Giustizia. È un lavoro complesso e delicato ma mi pare ci siano tutte le condizioni per fare bene e con la più ampia condivisione tra forse politiche sia di maggioranza che di opposizione’

Caso Cutrò: il Viminale fornisca le carte alla commissione antimafia

(ANSA) – ROMA, 24 MAR – La Commissione Antimafia ha scritto al Viminale per acquisire le carte che riguardano il caso Cutro’, l’imprenditore edile siciliano, testimone di giustizia, oggetto di minacce per aver detto “no” al racket e costretto a chiudere la propria azienda nel gennaio 2015. Le perizie prodotte nel 2011, su incarico del Viminale – secondo quanto emerso in questi giorni – non soltanto certificarono il danno subito dall’azienda di Cutro’, ma stabilirono il nesso di causa effetto tra il danno e le denunce fatte dallo stesso Cutro’. “Quindi – spiega il deputato Pd DavideMattiello, che in Antimafia coordina il gruppo sui testimoni di giustizia i collaboratori e le vittime di mafia – riteniamo che sia giusto che il Ministro dell’Interno si faccia carico della situazione debitoria incolpevole, che rischia di schiacciare Ignazio Cutro’ e la sua famiglia”. Ma il deputato chiede che “anche le banche facciano la loro parte: e’ altrettanto giusto chiedere a Unicredit e Banca Sant’Angelo se si rendano conto di cosa stiano facendo. Perche’ pure le banche dovrebbero mostrare maggiore sensibilita’ verso questa situazione. A normativa vigente sono purtroppo pochi gli strumenti a disposizione del Viminale per intervenire in una situazione che ha caratteristiche molto particolari sul piano giuridico, forse soltanto quello del contributo straordinario e di questa circostanza il Parlamento deve farsi carico”. “Di questo abbiamo piu’ volte discusso con il viceministro all’Interno Bubbico, che ha dimostrato di apprezzare la proposta di legge di riforma che la Commissione Antimafia ha depositato  alle Camere, a prima firma Bindi, sottoscritta da tutti i gruppi politici. L’unica road map possibile – conclude Mattiello – e’ quella di intervenire subito con gli strumenti che ci sono per evitare ulteriori drammi, per poi impegnarci tutti insieme per approvare la legge. I testimoni di giustizia sono cittadini onesti che aiutano lo Stato a fare giustizia, sostenerli e’ semplicemente un dovere”. Anche l’Associazione nazionale testimoni di giustizia fa notare che le perizie “redatte cinque anni fa e che solo adesso vengono fuori, proprio mentre Ignazio Cutro’ si trova "alla canna del gas”, non possono che causare sconcerto e amarezza. Chi ha colpevolmente taciuto, sia obbligato a rendere spiegazioni e sia chiamato a rendere giustizia per l’affronto subito dalla famiglia Cutro’. Il ministro Alfano sia chiamato in Parlamento a rispondere sull’intera vicenda che getta ombre e rivela le ingiustizie subite da chi si e’ sempre schierato dalla parte dello Stato, cioe’ i testimoni di giustizia"

L’azienda di Cutrò chiude: abbiamo perso tutti.

(ANSA) – ROMA, 29 GEN – “La chiusura dell’azienda di Ignazio Cutro’ e’ una ferita per tutti noi, perche’ Cutro’, che ha dato un contributo limpido e coraggioso alle indagini contro la mafia nel territorio di Bivona, ha sempre e soltanto chiesto una cosa allo Stato: di poter continuare a lavorare con la sua azienda, nella sua terra. Prova ne e’ che il Cutro’ e’ protetto con misure speciali ma in loco e non in localita’ segreta”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia e coordinatore del gruppo di lavoro, in Antmafia, sui testimoni di giustizia. “La normativa attualmente in vigore consente gia’ alle Autorita’ locali di creare le condizioni perche’ un imprenditore come Cutro’ abbia accesso a quel minimo di commesse pubbliche che gli consentano di non perdere il tenore di vita precedente alla denuncia. Perche’ non e’ stato fatto? Perche’ le autorita’ preposte non hanno garantito la somma di denaro (poco piu’ di 30.000 euro) necessaria al Cutro’ per avere il Durc pulito e cominciare a lavorare? Perche’ in fine non lo hanno aiutato almeno nella vendita dei mezzi?”, si chiede Mattiello. “Ora la speranza di Cutro’ sta nella normativa regionale che prevede l’assunzione nella Pubblica Amministrazione: ma il meccanismo pare ancora non funzionante e non capisco se come e quando verra’ fatto funzionare”, conclude il deputato dem.