Fondazione Polis: la presentazione della Riforma del Codice antimafia

Com’è noto, pochi giorni fa la Camera dei Deputati ha approvato il nuovo Codice Antimafia, che ridisegna le misure di prevenzione e le regole sulle confische dei beni e che ora passa alla discussione del Senato.

La Fondazione Polis della Regione Campania ha promosso ieri 23 novembre un incontro seminariale sull’argomento, svoltosi presso la sede della stessa Fondazione (Napoli, via Raffaele De Cesare, 28).

Il dibattito è stato promosso dal Comitato Scientifico della Fondazione Polis e ha ospitato come relatore l’on.Davide Mattiello, deputato della Commissione parlamentare antimafia, relatore di maggioranza per la riforma del Codice Antimafia.

Presenti anche il prefetto Umberto Postiglione, Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, il magistrato Bruno D’Urso, presidente aggiunto della sezione G.I.P. presso la Corte d’Appello del Tribunale di Napoli, il presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Polis Geppino Fiorenza.

In 30 articoli il testo di riforma ridisegna tutta la complessa materia delle misure di prevenzione. Il provvedimento deriva dalla proposta di legge di iniziativa popolare, per la quale grandi organizzazioni sociali come la Cgil, Avviso Pubblico, Arci, Libera, Acli, Lega Coop, Sos Impresa, Centro studi Pio La Torre raccolsero, due anni e mezzo fa, centinaia di migliaia di firme e integrata dal lavoro fatto nel frattempo dalla Commissione parlamentare antimafia.

Con la riforma l’ Agenzia per i beni sequestrati ne esce rafforzata, con sede centrale a Roma e un direttore (non per forza un prefetto) che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado. Norme stringenti sono  previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di 3 incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, ma neppure conviventi o “commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico. Sequestri e confische sono previsti anche a chi favorisce i latitanti, commette reati contro la Pa o si macchi del delitto di caporalato, mentre si istituisce un Fondo di garanzia per sostenere le aziende sequestrate.