I fratelli Luciani e i nostri ‘eretici civili’

C’è chi vuole che questo resti il Paese del ‘fatti i cazzi tuoi che campi 100 anni’. Non mi tolgo dalla testa l’assassinio dei fratelli Luciani, perché pare legarsi con un filo maledetto alla storia di Giuseppe Letizia, ucciso a 12 anni nel 1948 dai mafiosi che avevano ammazzato Placido Rizzotto, a quella di Graziella Campagna, uccisa a Villa Franca a 17 anni nel 1985 perché poteva aver riconosciuto un latitante, a quella di Umberto Mormile, educatore nel carcere di Opera, ammazzato nel 1990 perché aveva capito dei contatti in carcere tra ‘ndranghetisti e uomini dei servizi, tanto da meritare la prima rivendicazione della Falange Armata. C’è chi ci ricorda che mafie e mafiosità sono il nostro terrorismo continuo, il nostro fallimento più grande, la guerra irrisolta tra branchi e cittadini, tra assoggettamento e sovranità. C’è anche ‘chi no’ come sempre e guai a dimenticarlo perché si farebbe un torto a chi prova a cambiare le cose e si aggiungerebbe disperazione al dolore dei famigliari delle vittime. Sono i Testimoni di Giustizia che fanno nomi e cognomi, non per convenienza, ma per convinzione. Sono pochi, certo e spesso vivono male. Ma sono i nostri ‘eretici civili’ e sono il posto da cui ripartire. Ancora

Lontano dai riflettori le mafie si rafforzano

“Organizzazione mafiose si rafforzano quando riflettori altrove” (ANSA) – ROMA, 26 AGO – “Le organizzazioni mafiose ci hanno abituato alla capacita’ di rafforzarsi proprio quando i riflettori sono puntati altrove. A Foggia e nel foggiano la situazione e’ sempre piu’ preoccupante: almeno cinque attentati intimidatori nel giro di pochi giorni”. A sottolinearlo e’ Davide Mattiello, Pd, componente della Commissione Antimafia. “Il 31 luglio, quindi prima di questa ultima serie di scoppi – ricorda – la Commissione Antimafia si era recata a Foggia proprio per fare il punto sulla "Societa’ foggiana”, sulle attivita’ illecite nell’area garganica, sui raid militarizzati a scopo di rapina che partono dall’area di Cerignola. Avevamo raccolto la preoccupazione per una certa sottovalutazione: fatti criminali anche gravi, che pero’ non subiscono la sanzione del 416 bis. Nessuno puo’ dimenticare il sacrificio di Francesco Marcone, onesto funzionario pubblico, per questo ucciso il 31 marzo 1995. Da allora sono trascorsi quasi 20 anni, eppure non c’e’ verita’ su questo omicidio. Nessuno – prosegue Mattiello – puo’ sottovalutare l’interesse dimostrato dalla famiglia di Riina per il territorio pugliese, eleggendo domicilio a San Pacrazio salentino, che dista soltanto 51 km dalla localita’ di origine di quell’Alberto Lorusso, che di Salvatore Riina e’ stato “dama di compagnia” tra l’aprile e il dicembre 2013: il periodo delle esternazioni e delle minacce di Riina all’indirizzo dei Pm palermitani. Una delle poste in gioco in questi movimenti criminali potrebbe essere il controllo del traffico di armi provenienti dai Balcani. Chi e per cosa ha interesse a riarmare?“.