No ai fuochi d’artificio sulla pelle dei Testimoni di Giustizia!

No ai fuochi d’artificio sulla pelle dei Testimoni di Giustizia! Rischia di saltare dal programma dei lavori del Senato, dopo oltre quattro anni di lavoro e nonostante il consenso unanime delle forze politiche su una riforma attesa da 25 anni, che riconosce piena dignità ai cittadini onesti che a causa delle denunce che fanno si espongono ad un rischio altissimo per la propria vita e la vita dei propri famigliari. Nel merito dei provvedimenti di cui alcuni gruppi stanno chiedendo l’anticipazione nemmeno entro: alcuni come lo Ius Soli sono fondamentali e mi hanno visto sempre in prima linea. Qui la questione non è il merito dei provvedimenti ma il senso che deve avere il Parlamento: deve servire a fare leggi su cui ci sono i numeri o deve servire a fare campagna elettorale, trasformando gli ultimi giorni di attività in una girandola di fuochi d’artificio? Quest’ultima ipotesi è semplicemente immorale. Possibile che il Presidente Grasso non la contrasti?

 

Solidarietà a Don Ciotti: noi non archiviamo!

Solidarietà e don Ciotti e a Libera: noi non archiviamo. Ho atteso anche io insieme a tanti, che terminasse l’udienza al Tribunale di Milano nella quale l’avv. Enza Rando per conto di don Ciotti e di Libera si è opposta alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano rispetto alle minacce di Riina contro don Ciotti. La richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano lascia perplessi perché Riina non è ne’ un innocuo vecchietto che brontola, ne’ un boss mafioso che, collaborando con la giustizia, abbia rotto il vincolo con l’organizzazione criminale. Riina è a tutti gli effetti un boss di Cosa Nostra che non usa a caso le parole: ecco perché esiste il 41 bis che deve impedire ai boss di comunicare con l’esterno. In quello stesso periodo Riina dal carcere minacciava di morte il dott. Di Matteo. Tanto a don Ciotti quando al PM Di Matteo furono innalzate le misure di protezione proprio a seguito di quelle minacce rese pubbliche dai media: vuol dire che chi ha avuto la responsabilità di valutare il rischio, non ha sottovalutato l’episodio. In ogni caso nessuno di noi intende archiviare ne’ queste minacce, ne’ la storia di Riina, fatta di violenza e potere criminale. Anzi: abbiamo ben chiaro quanto siano ancora vitali certi nodi di quella rete mafiosa, quanto siano ancora pericolosi e quanto avvelenino la nostra democrazia. Le latitanze di Messina Denaro e di Amedeo Matacena sono due facce della stessa medaglia.

21 Marzo: da don Ciotti monito alla politica

Da don Ciotti monito alla politica perché non aspetti la magistratura per selezionare la classe dirigente. In un passaggio don Ciotti intervenendo da Locri ha detto che è sempre più difficile distinguere tra criminalità politica ed economica: è proprio questo il punto. In Italia il metodo mafioso ispira troppe consorterie segrete il cui crimine è il sistematico dirottamento di risorse pubbliche e destini personali. Magistratura e Forze dell’Ordine fanno quello che possono in fase di repressione ma è soprattutto la politica che deve saper interrompere la funzione di queste consorterie discernendo tra persone per bene e persone che per bene non sono in ragione delle relazioni di cui sono portatrici. Per questo per me è così rilevante la irrisolta vicenda della latitanza di Matacena e l’assenza di un trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati. Intanto la lista dei delinquenti italiani che riparano negli Emirati si allunga!

Pacchetto che riforma codice antimafia di Orlando e’ serio

(ANSA) – ROMA, 2 SET – “Il pacchetto di norme che riforma il Codice Antimafia, introduce l’auto-riciclaggio, rafforza il falso in bilancio, potenzia l’Agenzia Nazionale, voluto dal Ministro Orlando e firmato insieme al Ministro Alfano e’ il modo serio e concreto per continuare la battaglia contro le mafie, soprattutto quelle silenti, che non usano bombe e kalashnikov, ma la forza dell’intimidazione ambientale e del denaro contante per invadere l’economia legale”. A sostenerlo e’ il parlamentare Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia. “Il Governo, insieme ai Presidenti di Camera e Senato – prosegue l’esponente del Pd – scelga per questo pacchetto l’iter parlamentare piu’ veloce e sicuro e le forze politiche si impegnino a collaborare perche’ queste norme attese e ampiamente condivise diventino applicabili. Per quanto riguarda le frasi di Riina: sono captate attraverso intercettazioni investigative relative a processi in corso. Chi ha compiti istituzionali di indagine e protezione – conclude Mattiello – ha il dovere di prendere sul serio ogni parola, per il resto sarebbe meglio non agevolare il compito al boss che cerca di mandare ordini e messaggi all’esterno, continuando ad amplificarli. Una lezione che dovremmo aver imparato fin dal tempo delle BR’”

Il miglior gesto di solidarietà a Don Ciotti? Approviamo in Parlamento la riforma dei beni confiscati!

(ANSA) – ROMA, 1 SET – “Noi parlamentari abbiamo un modo concreto per dimostrare che stiamo dalla parte di don Ciotti, contro tutte le mafie: approvare senz’altro la riforma che riguarda i beni confiscati ai mafiosi. Il lavoro e’ gia’ avviato: la Commissione Giustizia della Camera ha iniziato il lavoro sulla proposta di legge 1138, frutto di una grande mobilitazione popolare animata da Libera, CGIL, Avviso Pubblico”. Ad affermarlo e’ Davide Mattiello, deputato Pd e componente della Commissione Antimafia. “Troppi i beni confiscati sprecati, troppi i posto di lavoro che si perdono quando ad essere sequestrate sono le aziende, inadeguato l’apporto dell’Agenzia Nazionale, opaco in taluni casi il rapporto tra giudici e amministratori giudiziari”, prosegueMattiello. “Le proposte di riforma sono ampiamente condivise anche dal Ministro Orlando, che ha a sua volta elaborato un testo. Rimbocchiamoci le maniche e calendarizziamo la discussione in Commissione: se tutti i gruppi fossero d’accordo si potrebbero anche dimezzare i tempi di approvazione. Il sacrificio di Pio La Torre ha insegnato quanto i mafiosi si sentano colpiti quando si aggrediscono i patrimoni illeciti accumulati: facciamo nostra questa lezione e dimostriamo che la solidarieta’ prende la forma della responsabilita’”, conclude l’esponente del Pd.

(ANSA) – ROMA, 31 AGO – “Le minacce di morte di Riina contro don Ciotti non possono muovere soltanto alla giusta solidarieta’, devono anche spingere chi ha responsabilita’ istituzionali a fare tutto e subito quanto e’ in proprio potere. Per questo chiedo alla Presidente della Commissione Antimafia,on. Bindi, di convocare al piu’ presto il Ministro Alfano”. Lo dichiara l’on. Davide Mattiello(Pd) componente della commissione Antimafia secondo il quale serve “capire quali provvedimenti siano stati presi per assicurare il miglior livello di tutela. Per questo il parlamentare chiede che la commissione senta anche il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti "per capire quali siano stati gli effetti delle minacce di Riina all’interno dell’organizzazione mafiosa, e il sottosegretario alla sicurezza Minniti per capire quali intrecci risultino allo stato tra ambienti mafiosi e altri ambienti, potenzialmente interessati a colpire don Ciotti”. “Le minacce di Riina – dice Mattiello – riportano al periodo compreso tra il maggio e l’ottobre 2013, quindi un anno fa, sono parole pronunciate da Riina durante l’ora d’aria, trascorsa con Alberto Lorusso, sono parole coeve alle altrettanti gravi minacce pronunciate contro il dott. Di Matteo, di cui la stampa informo’ l’opinione pubblica a partire almeno dal novembre 2013: c’e’ da chiedersi allora anche come mai queste ulteriori gravissime minacce contro don Ciotti siano state rese pubbliche soltanto ora”