Torino riparta da Fulvio Croce e Adelaide Aglietta

Torino ha bisogno di ricordare Fulvio Croce e Adelaide Aglietta: il primo, avvocato, assassinato dalle Brigate Rosse perché aveva osato garantire il diritto di difesa ai brigatisti processati a Torino, la seconda ebbe il merito di accettare di comporre la giuria popolare per quella corte di Assise che nessuno voleva formare per paura delle ritorsioni.

Persone come Fulvio Croce e Adelaide Aglietta hanno custodito la rivoluzione democratica cominciata dai partigiani che si opposero a nazisti e fascisti. La democrazia è la rivoluzione, perché è il modo migliore che abbiamo per gestire il conflitto sociale in modo nonviolento. Non è una bacchetta magica ed è piena di difetti, ma garantisce a ciascuno di poter partecipare. Questa rivoluzione di libertà è sempre minacciata da chi, pensando di avere la verità in tasca, cerca scorciatoie non democratiche per imporla: mafiosi, fascisti, anarco insurrezionalisti sono tre facce della stessa medaglia.

Torino non sarà mai più intimorita da nessuno di questi, Torino ha capito quanto costa la libertà. Anche la recente piena confessione di Battisti aiuta a rimettere le cose a posto: non c’è niente di rivoluzionario nell’assassinare qualcuno per imporre la propria idea, potendo disporre della democrazia per partecipare alla gestione del potere pubblico. È soltanto narcisismo, puerile e pericoloso. Certo fare democrazia è faticoso, non è cosa per pigri. Qualcuno parli di Fulvio Croce e Adelaide Aglietta ai giovani che stanno facendo Biennale Democrazia a Torino in questi giorni. Farebbero bene a rifletterci anche quelli che si preparano a manifestare sabato: è questa storia che vi permette di manifestare, evitate di violentarla.

La Repubblica d’Europa e il massacro in Nuova Zelanda

La Repubblica d’Europa è un libro-manifesto, edito da ADD, scritto da un collettivo di autori che ha scelto di firmarsi con un nome di fantasia, ISAGOR, perché in primo piano restasse l’idea e non l’identità.
Ci è parso il minimo per ribadire l’urgenza di unirsi al fine di contribuire con forza alla battaglia più importante del nostro tempo: salvaguardare il valore della “convivialità delle differenze” (definizione cara a Tonino Bello) realizzata attraverso il processo di unificazione europea, oggi seriamente minato dalla violenza dei nazionalismi e dalla ignavia di chi non guarda oltre al proprio ombelico.
Era il 22 Luglio 2011 quando il nostalgico nazista Breivik, dopo aver fatto esplodere un’auto bomba sotto i palazzi governativi norvegesi ad Oslo, per creare un sanguinoso diversivo (morirono otto persone), si recò sull’isola di Utoya e massacrò 69 ragazzi che avevano la “colpa” di partecipare ad un campo di formazione politica di ispirazione socialista.
Il criminale nazista si arrese alla polizia norvegese e pretese di essere processato, rivendicando la propria lucidità, per ribadire che la sua era stata una azione politica: aveva inteso liberare la Norvegia da quella che riteneva la più grave delle minacce ossia la cultura laica, pluralista, democratica alla quale quei ragazzi si rifacevano.
Breivik scrisse ed inviò ad oltre mille indirizzi mail il suo manifesto, composto tra il 2009 e il 2010, prima di commettere la strage. I destinatari vennero scelti con cura tra coloro che Breivik considerò in sintonia con i valori messi alla base del rinnovato delirio di onnipotenza suprematista, tra questi, per l’Italia, Lega e Forza Nuova. Quella che allora poteva sembrare una grottesca distopia oggi è in gran parte realizzata attraverso l’affermazione proprio di quelle forze di estrema destra che negli anni della stesura del manifesto erano del tutto residuali. Mentre l’effetto emulazione produce orrori, proprio come Breivik aveva previsto: il massacro in Nuova Zelanda è purtroppo soltanto l’ultimo in ordine di tempo.
Gli autori de La Repubblica d’Europa credono che questi rigurgiti nazionalisti, lungi dall’essere preambolo del ritorno di rigenerati fascismi su base nazionale, siano funzionali alla più radicale spallata al concetto stesso di spazio pubblico, per ora democraticamente governato. Gli autori temono che l’esito di questa scellerata febbre identitaria sia il dissolvimento per consunzione delle Istituzioni democratiche con le quali siamo abituati a convivere. Insomma: è più probabile che Amazon si sostituisca allo Stato piuttosto che lo Stato torni ad essere quello claustrofobico delle camice nere.
Gli autori sono altresì convinti che non basti denunciare questi rischi perché li si possa evitare. I segnali di pericolo possono al più tenere a debita distanza da questo o quel dirupo, ma non risolvono di per se’ la questione del dove altrimenti andare. Per andare altrove ci vuole una promessa, ci vuole un buon motivo, bisogna sentirsi comunità di destino, diversamente il rischio è quello di stare fermi a contemplare attoniti i dirupi tutto attorno.
Gli autori pensano che gli Stati Uniti d’Europa siano stati una ottima idea per diversi decenni: un tema generatore di speranza, di cultura politica, di azione concreta. Senza la “carota” degli Stati Uniti d’Europa non avremmo fatto nemmeno l’Unione europea e non ci saremmo incamminati per quel percorso che tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 dopo averci consegnato la moneta unica ci avrebbe potuto consegnare anche una Costituzione europea di marca federalista. Purtroppo quel processo è naufragato e successivamente gli Stati nazionali che fino ad allora erano stati i maggiori interpreti positivi di quella profezia, travolti dalla crisi economica, sono stati sommersi dalla retorica montante delle nuove/vecchie destre che si sono riappropriate del concetto di Stato nazione, piegandolo a colpi di “ismo”. Avremmo dovuto farli gli Stati Uniti d’Europa, difficilmente li faremo più: c’è un tempo per ogni cosa.
Gli autori per questi motivi credono che serva un salto di paradigma, una nuova buona idea che sappia fare tesoro del meglio di ciò che il percorso europeista ha prodotto, vivificandolo in una prospettiva diversa, inaudita, scatenante: la Repubblica d’Europa, appunto. Perché il concetto di Repubblica da un lato ha la capacità di rimettere al centro l’idea di uno spazio pubblico inteso come esperienza di realizzazione individuale, attraverso la relazione solidale e responsabile, che ha nella democrazia parlamentare il proprio perno irrinunciabile. Dall’altro il concetto di Repubblica ha la capacità di sollecitare il protagonismo dei cittadini europei, che è un fatto che non si risolve, non si deve risolvere nell’attività delle Istituzioni degli Stati membri. Fortunatamente l’Europa ha già al centro un Parlamento eletto a suffragio universale e, con buona pace dei nazionalisti, il “demos” europeo esiste eccome.
Bisogna “soltanto” rimboccarsi le maniche e lavorare affinchè questo demos acquisisca una autocoscienza sufficiente, attraverso la cultura, attraverso la pedagogia della memoria, attraverso scelte politiche lungimiranti in tema di scuola, ambiente, equità fiscale, informazione e sicurezza.
Certo, c’è bisogno che i narcisismi vengano smorzati, che gli “io” facciano un passo indietro, perché emerga quella comunità di destino cui ci si riferiva. Così il cerchio si chiude: ecco perché gli autori de La Repubblica d’Europa hanno deciso di firmare il libro con un nome di fantasia unitario, ISAGOR. Questo nome è un omaggio ad Antonio Gramsci, perché altro non è che l’acronimo di Istruitevi Agitatevi Organizzatevi, slogan programmatico iscritto nel tamburo de L’Ordine Nuovo che Gramsci fondava 100 anni fa a Torino. Quel programma è ancora oggi per noi il punto di partenza.

 

Davide Mattiello
Presidente Fondazione Benvenuti in Italia

Per informazioni o acquistare il libro:

Con Carlo Palermo. Presentazione de “La Bestia”

Presentazione del libro: La Bestia

Dai misteri d’Italia ai poteri massonici che dirigono il nuovo ordine mondiale
Un libro di Carlo Palermo, l’ex magistrato scampato all’attentato mafioso del 2 aprile 1985

Giovedì 7 marzoalle ore 18,00la libreria Binaria di via Sestriere 34a Torino ospiterà Carlo Palermo, il magistrato che nell’aprile del 1985 si era miracolosamente salvato dall’attentato a mafioso di Pizzolungo, in provincia di Trapani. Nello scoppio della bomba  che avrebbe dovuto ucciderlo, erano morirono invece Barbara Rizzo e i suoi due figli, Salvatore e Giuseppe Asta.

Intervistato da Davide Mattiello, ex deputato e presidente della Fondazione Benvenuti in Italia, Palermo ripercorrerà le vicende di quegli anni: misteri irrisolti che caratterizzano ancora oggi la storia d’Italia e del Mondo.

Attraverso documenti ineditie basandosi sulle rivelazioni di alcune fonti interne a servizi segreti, Carlo Palermo ricostruisce il filo rosso che lega l’omicidio di Moro, l’attentato a Wojtyla, le stragi mafiose degli anni 90 e i traffici di armi fra Est e Oves: un gioco pericoloso che coinvolge le organizzazioni occulte che governano il mondo da settant’anni a questa parte.

La Repubblica d’Europa. In libreria

Un libro-manifesto per affermare
la necessità di ripensare il presente,
La Repubblica d’Europa.
Oltre gli Stati nazione,
di Isagor
arriva in libreria dal 20 febbraio

«Questo libro è dedicato a tutti coloro che sanno di non sapere, si impegnano per migliorare, propongono le proprie idee con modestia e tengono verbale delle proprie riunioni, perché non si sa mai, può anche capitare che con le buone idee e le migliori pratiche si cambi la Storia per davvero.»

Isagor è il nome di un consorzio che raccoglie otto voci.

Isagor è: Maria Chiara Giorda, docente universitaria a Roma 3; Luca Mariani, giornalista; Sara Hejazi, ricercatrice; Anna Mastromarino, docente universitaria, costituzionalista; Davide Mattiello, presidente Fondazione Benvenuti in Italia; Marco Omizzolo, sociologo, responsabile scientifico di In Migrazione, presidente di Tempi Moderni e ricercatore Eurispes; Leonardo Palmisano, scrittore e giornalista; Presidente della Coop editoriale Radici Future; Francesca Rispoli, Ufficio di Presidenza di Libera.

«C’è una parola che forse più di “collettivo” esprime il concetto di un sodalizio che voglia farsi carico dell’azione politica: “consorzio”. Il termine “consorzio” rimanda al comune destino che lega diversi individui, rimanda alla corresponsabilità e cioè all’interdipendenza di ciascuno da tutti gli altri.»

Da più parti si alza il grido che l’Europa sia finita, che l’esperimento nato dalla volontà di portare pace ed equilibrio economico al continente sia fallito sotto i colpi di burocrazia, immigrazione, finanza.

Su questa tesi si costruisce il consenso di cittadini arrabbiati, si propongono soluzioni estreme come l’uscita dall’euro, si parla di un ritorno al sovranismo nazionale, in un’ottica di chiusura al mondo che verrà.

Schiacciata da queste spinte e attaccata da più fronti, l’Europa deve trovare una nuova strada per garantire a se stessa e ai suoi cittadini uno spazio di diritti condivisi, di sviluppo sostenibile e di capacità di accoglienza dei nuovi flussi migratori del mondo. Uno spazio che sappia governare il proprio tempo e non subirlo.

«Abbiamo una convinzione. Gli europei possono costruire un futuro nel quale le guerre siano illegali, la terra viva e vegeta, i bambini liberi di crescere fuori dalla paura e dal bisogno. Tutti, non soltanto quelli che nascono ai piani alti della ziqqurat terribile che chiamiamo società globale. Per farlo è necessario trasformare l’Unione Europea in una Repubblica: la Repubblica d’Europa.

Una Repubblica unita e indivisibile, democratica, fondata sulla libertà e sulla responsabilità. Niente di meno.»

Gli autori di questo libro-manifesto affermano la necessità di ripensare in maniera radicale la forma che vogliamo dare all’Europa. Auspicano la nascita di una Repubblica d’Europa che, superando gli Stati nazionali, costituisca una nuova realtà politica, economica, culturale e strategica.

Come sarebbero il lavoro, la scuola, l’informazione, la sicurezza, la solidarietà, l’economia nella nuova Repubblica d’Europa? Otto autori (economisti, giuristi, giornalisti, antropologi, formatori, politici) affrontano i nodi principali per avvicinarci a questo unico futuro possibile.

Galleria degli autori. Clicca sull’immagine per ingrandirla

 

Informazioni:

Primarie PD: invito al voto!

Benvenuti in Italia invita a votare per le primarie del Partito Democratico!

Comunque la si pensi, le primarie del PD, aperte anche ai non tesserati, sono l’unica grande manifestazione di partecipazione allargata alla vita politico-partitica: ogni altra consultazione in Italia ha numeri nemmeno lontanamente paragonabili.

Inoltre, oggi più che mai, ci riconosciamo nell’appello di Prodi: “Il Partito Democratico è ora l’unica àncora di salvezza per il Paese” e per ciò che il Paese può esprimere in Europa.
Guai infatti se in tutto il continente si affermasse l’onda nera capitanata da Salvini e mal accompagnata da Marine Le Pen in Francia, dall’Afd in Germania, dall’Fpo in Austria, dal Pis in Polonia, da Geert Wilders in Olanda, dalla destra identitaria fiamminga in Belgio, dal Partito popolare danese, da i Veri finlandesi e via seguitando fino al neo-partito post franchista di Vox… E ancora peggio se si saldasse un pericolosissimo abbraccio tra i populisti e i sovranisti, come si apprestano a riproporre i 5 Stelle su scala Europea, seguitando il tristissimo spettacolo che stanno già fornendo all’Italia più a destra della storia repubblicana: Di Maio infatti, dopo l’Ukip di Farage ora tenta alleanze con personaggi oscuri come il sedicente golpista Eric Drouet dei Gilet Gialli o l’ultra-religioso polacco Pawel Kukiz, conservatore nazionalista, antiabortista, omofobo, antisemita.
Ecco perché per noi votare domani non è una scelta di partito, ma di parte sì: dalla parte della democrazia!”