Nel nome di Giulio Regeni: BASTA a tutti i depistaggi

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(ANSA) – ROMA, 29 MAR – “Nel nome di Giulio, basta a tutti i depistaggi”. A chiederlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “Ho  ascoltato con commozione e gratitudine le parole della mamma di Giulio Regeni: ancora una volta una mamma a chiedere verita’ e giustizia, ancora una volta – dice il deputato – con la necessita’ di denunciare gli evidenti depistaggi nelle indagini in corso. Vorrei che i genitori di Giulio incontrassero i tanti familiari delle vittime innocenti delle mafie o del terrorismo italiane, troverebbero la stessa dignita’, il medesimo bisogno di verita’ e in molti casi, la medesima denuncia dei depistaggi. Denuncia che, in vero, il Governo italiano ha fatto propria in maniera netta nel caso Regeni”. “Bene ha fatto il Governo e altrettanto bene farebbe nel prendere uguale, netta posizione nei confronti dei troppi depistaggi che ancora avvelenano la democrazia in Italia. I piu’ clamorosi dei quali riguardano i fatti compresi tra il 1989 e il 1994. Nel nome di Giulio Regeni e di tutte queste altre vittime potremmo approvare definitivamente la legge che punisce proprio il depistaggio, licenziata dalla Camera e ferma in Senato, almeno da agosto 2015. Da quando si commemoro’, ancora una volta, la strage di Bologna!”, conclude Mattiello.

Ritiro la firma dall’AC 2212 perché l’acqua è un “salva con nome”

Viviamo in un Mondo unificato dalla globalizzazione del mercato, dalla globalizzazione del terrore, che fatica a globalizzare libertà e diritti, tanto è vero che le diseguaglianze si acuiscono. In questo modo di fare Mondo però non c’è nulla di ineluttabile, basta avere la forza sufficiente e le cose cambiano. Per ora è molto più forte chi crede che il mercato debba regolare ogni aspetto della convivenza umana: il mercato ha vinto, c’è chi opera per farlo stravincere.

La Campagna referendaria del 2011 per me come per tanti è stata l’occasione per dire che non tutto può essere mercificato, che la vita non deve essere mercato, che l’acqua, che della vita è l’essenza, deve stare fuori dal mercato. Come profezia e scelta politica capace di rivendicare il valore del limite anche nel mercato, che soltanto così può essere una opportunità di libertà.

L’acqua deve stare fuori dal mercato, almeno l’acqua, perché diventi un “salva con nome”: qualcosa che ricordi a noi stessi che il denaro non può essere l’unico modo per ordinare la convivenza tra umani. La vita viene prima del mercato e non si risolve nel mercato.

Temo che la prospettiva verso la quale rischiamo di andare, considerando insieme la proposta di legge sulla gestione dell’acqua così come uscita dal voto in Commissione e il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015, sia una prospettiva che, assimilando il servizio di gestione dell’acqua agli altri servizi analoghi, acceleri la costituzione di grandi società multiservizi che competano nel mercato globale della gestione delle risorse primarie, imboccando un piano inclinato che non sfuggirà alla logica “comprare/farsi comprare”.

L’acqua e la sua gestione andrebbero preservate da questa prospettiva: certi simboli servono a lasciare aperta la porta del possibile, proprio quando il reale sembra imporsi con l’evidenza del necessario.

Rende, Anas, Sistema Reggio e Breakfast:  no ingerenze indebite in politica

(ANSA) – ROMA, 26 MAR – “Tra la vicenda ‘Rende’, quella ‘Anas’, il ‘Sistema Reggio’ e la vicenda "Breakfast” esistono legami? Non tanto e non solo sul piano penale, quanto sul piano sociale ovvero del sistema di relazioni politico-economiche-criminali-massoniche". A chiederselo e’ Davide Mattiello (Pd), componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, che punta il dito su eventuali “legami che, se verificati, potrebbero aiutarci a illuminare un ambiente popolato da soggetti in posizione di interdipendenza reciproca”. “Fare questo lavoro – aggiunge l’esponente dem – consentirebbe intanto di valutare quanto la politica sia libera di occuparsi dell’interesse generale e quanto invece sia dipendente da ingerenze indebite, se non illecite e consentirebbe di valutare la capacita’ di penetrazione delle organizzazioni mafiose. Anche a beneficio delle proposte che in sede parlamentare andranno fatte per rendere sempre piu’ efficaci gli strumenti di prevenzione e repressione”, conclude Mattiello

Caso Cutrò: il Viminale fornisca le carte alla commissione antimafia

(ANSA) – ROMA, 24 MAR – La Commissione Antimafia ha scritto al Viminale per acquisire le carte che riguardano il caso Cutro’, l’imprenditore edile siciliano, testimone di giustizia, oggetto di minacce per aver detto “no” al racket e costretto a chiudere la propria azienda nel gennaio 2015. Le perizie prodotte nel 2011, su incarico del Viminale – secondo quanto emerso in questi giorni – non soltanto certificarono il danno subito dall’azienda di Cutro’, ma stabilirono il nesso di causa effetto tra il danno e le denunce fatte dallo stesso Cutro’. “Quindi – spiega il deputato Pd DavideMattiello, che in Antimafia coordina il gruppo sui testimoni di giustizia i collaboratori e le vittime di mafia – riteniamo che sia giusto che il Ministro dell’Interno si faccia carico della situazione debitoria incolpevole, che rischia di schiacciare Ignazio Cutro’ e la sua famiglia”. Ma il deputato chiede che “anche le banche facciano la loro parte: e’ altrettanto giusto chiedere a Unicredit e Banca Sant’Angelo se si rendano conto di cosa stiano facendo. Perche’ pure le banche dovrebbero mostrare maggiore sensibilita’ verso questa situazione. A normativa vigente sono purtroppo pochi gli strumenti a disposizione del Viminale per intervenire in una situazione che ha caratteristiche molto particolari sul piano giuridico, forse soltanto quello del contributo straordinario e di questa circostanza il Parlamento deve farsi carico”. “Di questo abbiamo piu’ volte discusso con il viceministro all’Interno Bubbico, che ha dimostrato di apprezzare la proposta di legge di riforma che la Commissione Antimafia ha depositato  alle Camere, a prima firma Bindi, sottoscritta da tutti i gruppi politici. L’unica road map possibile – conclude Mattiello – e’ quella di intervenire subito con gli strumenti che ci sono per evitare ulteriori drammi, per poi impegnarci tutti insieme per approvare la legge. I testimoni di giustizia sono cittadini onesti che aiutano lo Stato a fare giustizia, sostenerli e’ semplicemente un dovere”. Anche l’Associazione nazionale testimoni di giustizia fa notare che le perizie “redatte cinque anni fa e che solo adesso vengono fuori, proprio mentre Ignazio Cutro’ si trova "alla canna del gas”, non possono che causare sconcerto e amarezza. Chi ha colpevolmente taciuto, sia obbligato a rendere spiegazioni e sia chiamato a rendere giustizia per l’affronto subito dalla famiglia Cutro’. Il ministro Alfano sia chiamato in Parlamento a rispondere sull’intera vicenda che getta ombre e rivela le ingiustizie subite da chi si e’ sempre schierato dalla parte dello Stato, cioe’ i testimoni di giustizia"

Esposito: sentenza sconcertante

(ANSA) – Sconcertante sentenza di Appello nella vicenda dell’imprenditore Mauro Esposito. Il rispetto per la magistratura e le sue sentenze non mi impedisce di manifestare sconcerto e preoccupazione: sconcerto perché nel merito la sentenza non tiene in alcun conto ne’ l’intervento legislativo del ‘97, che aveva abrogato la legge del ’39, ne’ la norma recentemente approvata dalla Camera, che in via interpretativa allontana ogni dubbio sulla liceità delle associazioni tra ingegneri. Preoccupazione perché questo appello in sede civile è uno schiaffo al lavoro fatto in sede penale: infatti le evidenze raggiunte nel penale hanno chiarito come gli imputati, poi condannati, abbiamo scientemente agito in danno del dott. Esposito, montando contro di lui una vera e propria lite temeraria per punirlo, dal momento che Esposito aveva deciso di denunciare. Auspico che la Prefettura di Torino voglia intanto intervenire in via urgente, sospendendo gli effetti esecutivi della sentenza, applicando in maniera estensiva l’art. 20 della 44 del ’99: Mauro Esposito è la vittima di un sistema estorsivo e mafioso, una vittima che ha trovato la forza di denunciare, contribuendo in maniera significativa nelle indagini, lo Stato deve sostenerlo e non mortificarlo

Bruxelles: più cooperazione, non solo in UE

(ANSA) – ROMA, 22 MAR – “Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ragione, in un mondo globalizzato dal mercato e purtroppo anche da terrorismo non possono esistere zone franche dove la legalita’ non puo’ arrivare. Reagire al terrorismo allargando il piu’ possibile le maglie della legalita’ giudiziaria e investigativa e’ senz’altro necessario e lungimirante: la legalita’ non e’ soltanto efficace contro il terrorismo, ma anche contro la tentazione della guerra”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Quindi e’ giusto – spiega – costruire piu’ cooperazione giudiziaria internazionale non soltanto all’interno dell’Europa, ma anche con gli Stati extra europei maggiormente coinvolti direttamente o indirettamente: penso agli Emirati Arabi, che restano ad oggi proprio una di queste zone franche, nonostante sia stato firmato a Settembre del 2015 proprio dal ministro Orlando il pre-trattato di cooperazione giudiziaria. Purtroppo da quando il 3 Marzo il Consiglio dei Ministri ha rinviato per approfondimenti il Trattato, non se ne sa piu’ niente. Non e’ possibile ritardare ulteriormente”, conclude Mattiello

La Politica sia all’altezza delle piazze del 21 Marzo

(ANSA) – ROMA, 21 MAR – “La politica sia all’altezza delle mille piazze del 21 Marzo. Basterebbe considerare la commozione che ha prodotto la presenza di Vincenzo Agostino sul palco di Messina, per avere la prova che il bisogno di verita’ sul periodo compreso tra il 1989 e il 1994 e’ il bisogno di un popolo intero”. A sostenerlo e’ stato il deputato torinese Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, sulla Giornata nazionale per le vittime innocenti della mafia. “Il futuro dell’Italia – ha osservato Mattiello – passa dalla soluzione di continuita’ con quel terribile passato, che altrimenti non passera’ mai. Le piazze gremite da Torino a Messina ci consegnano un’agenda di priorita’: l’approvazione del Codice Antimafia, per potenziare le misure di prevenzione patrimoniali, la nuova normativa per i testimoni di giustizia, che comprenda anche la cosi’ detta ‘terza via’, l’approvazione definitiva del 21 Marzo come Giornata nazionale, la piena trasparenza nella gestione dei migranti per prevenire ogni forma di speculazione”. “L’audizione del ministro Alfano proprio domani in Commissione Antimafia sara’ occasione per tornare su alcune di queste questioni”, ha concluso il deputato dem.

Una vergogna che gli Emirati Arabi siano una zona franca

(ANSA) ROMA, 18 MAR – “E’ inaccettabile il continuo slittamento del Trattato di cooperazione giudiziaria tra Emirati e Italia”. A sostenerlo e’ il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia. “Non bastasse la spudorata latitanza di Amedeo Matacena che e’ a Dubai da tre anni nonostante una condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa – osserva Mattiello -, non bastasse la confermata presenza di altri personaggi richiesti dalla giustizia italiana come Andrea Nucera, o l’inchiesta della Dda campana sul riciclaggio internazionale, si aggiungono pure i fatti di cui da’ conto la stampa oggi, relativi alla vicenda Vatileaks, a confermare quanto sia comodo avere un Paese come gli Emirati Arabi, grande alleato commerciale, che resti una zona franca sul piano giudiziario. E’ una vergogna!”. Per Mattiello “e’ uno schiaffo a quanti cercano di contrastare il crimine organizzato e mafioso in casa nostra. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha fatto bene, procurando la firma del pre-trattato il 16 settembre 2015 ma da allora e’ buio totale, fino al paradosso di vedere il pre-trattato arrivare fin sul tavolo del Consiglio dei ministri due settimane fa, salvo poi vederlo sfilare all’ultimo momento per ulteriori approfondimenti di cui non e’ stato dato conto”. (

Questa volta la ‘ndrangheta ha perso la partita. E sì, perché a soli quindici giorni dall’ultimo atto intimidatorio, per Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino, emblema di eroismo e legalità, comincia una seconda vita. Con gli aiuti, soprattutto, di “chi meno aveva e meno poteva”, di Libera contro le mafie e del Comitato “Un seme per Enza e Tiberio”, la famiglia Bentivoglio riapre le porte della Sanitaria Sant’Elia, riconsegnando il negozio, locato all’interno di un bene confiscato, nelle mani dei reggini onesti.