Ministro Alfano: firma?

(ANSA) – ROMA, 17 DIC – Manca la firma del ministro Alfano sul decreto che prevede l’assunzione dei testimoni di giustizia nella Pubblica Amministrazione: torna a ribadire il punto il deputato Pd DavideMattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia e coordinatore del gruppo di lavoro sui testimoni di giustizia in Antimafia. Il Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio ha licenziato il testo del decreto, che si attende da quasi un anno, e l’ha inviato al Legislativo dell’Interno per la firma del Ministro. “Nemmeno allora – prosegue l’esponente dem – l’iter sara’ concluso perche’ ci vorra’ ancora il passaggio dal Ministero della Giustizia e il parere della Corte dei Conti, ma almeno sara’ stato fatto un giro di boa importante. Il decreto non e’ una bacchetta magica e l’assunzione nella PA non e’ la panacea delle tante sofferenze patite da chi ha intrapreso la strada della denuncia, ma e’ un atto dovuto per la dignita’ di queste persone e la credibilita’ delle Istituzioni. Rischia infatti di diventare sempre piu’ difficile proporre scelte di denuncia, soprattutto in contesti ad alta densita’ mafiosa, se poi le risposte dello Stato appaiono spesso farraginose e inadeguate”. “Penso per esempio – conclude Mattiello – alla vicenda della famiglia Masciari: dallo scorso Maggio attende una risposta decisiva dalla Commissione Centrale, che da allora sostiene a sua volta di attendere un parere dall’Avvocatura dello Stato. Intanto i mesi passano, la sofferenza aumenta e la fiducia nello Stato si incrina”

Ma che vergogna è? Testimoni di Giustizia esposti e minacciati..

(ANSA) – ROMA, 16 DIC – Riformare la normativa sui testimoni di giustizia, prima di pensare alle mail anonime contro la corruzione nella pubblica amministrazione: lo chiede il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Antimafia e Giustizia. “L’omerta’ – dice – e’ un problema culturale molto radicato nel nostro Paese e lo sappiamo. Di omerta’ vive il patto tra corrotto e corruttore, di omerta’ vivono le mafie. Quando corruzione e mafia si saldano come in Mafia Capitale, l’effetto e’ terribile. Nel nostro Paese i testimoni di giustizia sono ancora delle mosche bianche: sono cittadini onesti, che avrebbero da guadagnare a farsi i fatti propri, a convivere con l’illegalita’, e invece decidono di denunciare, mettendoci la faccia e facendo nomi e cognomi”. “Queste persone – denuncia Mattiello – pagano un prezzo troppo alto e sembra talvolta che lo Stato preferisca scaricarle: dov’e’ il decreto attuativo atteso da un anno, per inserire nel lavoro, chi diversamente non ce la fa? Perso tra i Ministeri, pur avendo passato due volte il vaglio del Consiglio di Stato”. L’esponente dem rende poi noto che a Napoli, in un delicato processo su fatti di camorra riferiti al clan D’Alessandro, testimoni e vittime ritrattano le dichiarazioni precedentemente rese: “ma come e’ possibile che non si adoperi lo strumento dell’incidente probatorio, evitando a questi soggetti di esporsi ulteriormente in dibattimento?”, si chiede. “Insomma: prima di pensare alle mail anonime contro la corruzione, bisogna pensare ad una maggior tutela di chi denuncia facendo nomi e cognomi. Altrimenti il rischio di passare dalla padella nella brace, ovvero dall’omerta’ alla delazione infamante, sara’ altissimo”, conclude Mattiello

Altro duro colpo a Messina Denaro. (Ma c’è tanto da lavorare..)

(ANSA) – ROMA, 15 DIC – “Un altro duro colpo alla capacita’ economica del latitante Messina Denaro: nuovi sequestri di prevenzione applicati ad aziende riconducibili al boss come la Fontane d’oro. Una nuova conferma di quanto lo strumento sia importante, tanto che lo si vuole estendere ai reati di corruzione, e di quanto professionale sia il lavoro di Forze dell’ordine e magistratura”. Cosi’ il deputato Pd DavideMattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, commenta il blitz dei Carabinieri e della Guardia di Finanza contro il patrimonio della “famiglia” mafiosa del boss latitante Matteo Messina Denaro. “Proprio per questo – osserva Mattiello – sono insopportabili alcuni nodi”: l’Agenzia Nazionale resta “con il CdA azzoppato perche’ non integrato dalle nomine di competenza dei Ministri di Giustizia e dell’Interno”. La Banca dati informatizzata “che dovrebbe servire ad una gestione piu’ trasparente dei patrimoni, non funziona e la Commissione Antimafia attende da luglio che il Prefetto Postiglione fornisca una relazione sullo stato dell’arte”. “L’albo nazionale degli amministratori giudiziari, altro strumento di trasparenza gia’ previsto dalla legge – prosegue l’esponente del Pd – non funziona e segnalo che proprio su questa questione si sono concentrate ancora recentemente le inchieste giornalistiche di Pino Maniaci, fatto oggetto di inaudite intimidazioni. Infine i progetti di riforma sulla prevenzione patrimoniale rischiano di accavallarsi tra Camera e Senato: in Commissione Giustizia Camera giace il testo piu’ avanzato, perche’ gia’ votato come testo base, che potrebbe essere abbinato al testo proposto dalla Commissione Antimafia e a prima firma Bindi, che pero’ non risulta ancora formalmente depositato. Mentre in Senato e’ stato depositato il testo Orlando, del 29 Agosto, che contiene anche norme sulla prevenzione patrimoniale”. “E intanto – conclude Mattiello – ogni sigillo che viene apposto per sequestrare una azienda in odor di mafia rischia di trasformarsi in una tomba per i lavoratori onesti, che sono la gran parte”. 

VITTORIA! Emendamento presentato dal Governo! Le spese per l’edilizia scolastica saranno fuori dal Patto di Stabilità

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(ANSA) – ROMA, 13 DIC – Un apprezzamento alla scelta del governo di inserire l’emendamento che esclude le spese per le ristrutturazioni in edilizia scolastica dal Patto di Stabilita’ e’ stato espresso dal proponente dell’emendamento, il deputato Pd Davide Mattiello e da una serie di associazioni, Benvenuti in Italia, Cittadinanza Attiva e Legambiente, oltre che dalla famiglia di Vito Scafidi, il ragazzo che 6 anni fa perse la vita nel crollo del soffitto della sua scuola a Rivoli (Torino). “Auspico che questa sia una ulteriore e necessaria svolta per la sicurezza delle scuole”, ha commentato Mattiello.

Sulla corruzione un buon segnale dal Governo, ma..

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(ANSA) – ROMA, 13 DIC – “Contro la corruzione e’ arrivato dal governo un segnale atteso da venti anni ma ho alcune preoccupazioni”. Lo afferma il deputato Pd, Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia. Il segnale piu’ positivo, secondo il deputato dem, e’ quello della confisca allargata per i patrimoni dei corrotti, sul modello di cio’ che avviene per i mafiosi: era la richiesta che anche Libera aveva fatto fin dal 1995, quando, raccogliendo un milione di firme, proposi il riutilizzo sociale per i beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti. Questa seconda parte cadde quando venne approvata la legge 109 nel 1996. Secondo Mattiello, tuttavia, “bisogna incentivare la collaborazione del corruttore: diversamente, il sodalizio tra corrotto e corruttore resta difficilmente spezzabile e il reato difficile da provare”. Bisogna poi approvare definitivamente il reato di depistaggio e inquinamento processuale, gia’ votato alla Camera, “che della corruzione rappresenta una declinazione particolarmente odiosa”. Bisogna infine approvare la riforma del trattamento dei testimoni di giustizia, “che rappresentano quella parte, ancora esigua, di cittadini che si ribellano alla criminalita’, facendo nomi e cognomi, a rischio della vita”. “Come ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi – ha concluso il deputato – la lotta alla corruzione dipende da un impegno culturale vasto e impegnativo che passa anche dalla capacita’ dello Stato di sostenere adeguatamente chi denuncia, anziche’ farsi i fatti propri. Sono tutte cose possibili, la politica non avra’ scuse”

Riaprire le indagini sull’omicidio di Don Boschin

(ANSA) – ROMA, 12 DIC – Riaprire le indagini sull’omicidio di don Cesare Boschin: l’occasione per fare il punto anche su questa drammatica vicenda e’ stata la visita odierna della Commissione Antimafia a Latina. “L’omicidio di don Cesare – spiega il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia – risale al 30 marzo ‘95 e matura in un contesto che parla di gestione dei rifiuti e di mafia. Le dichiarazioni di Schiavone del ’97, e poi le successive attivita’ di indagine che conducono fino al boss Bidognetti, fanno ritenere che l’omicidio di don Cesare sia stato la punizione decisa dalla criminalita’ per la tenace attivita’ di sensibilizzazione e denuncia che don Cesare portava avanti sul territorio”. “Le autorita’ di polizia, il Prefetto, il Questore si sono dimostrati sensibili e consapevoli. Gli interessi e la forza delle organizzazioni criminali nel territorio pontino – conclude Mattiello – sono grandi e lo dimostra anche la recente e gravissima intimidazione subita dalla dott.ssa Aielli, giudice del tribunale di Latina, che abbiamo pure incontrato per testimoniarle la nostra vicinanza e il nostro rispetto”

E’ stata presa qualche misura cautelare nei confronti di Aiello?

(ANSA) – ROMA, 11 DIC – Il deputato Pd Davide Mattiello torna a chiedere se Giovanni Aiello sia ancora a piede libero. “Le dichiarazioni del nuovo collaboratore Vito Galatolo, oltre ad informare sull’organizzazione dell’attentato a Di Matteo – osserva Mattiello – confermano le parole della sorella, Giovanna, che aveva individuato in Giovanni Aiello il famigerato "Faccia di Mostro”, coinvolto presumibilmente anche nell’omicidio di Nino Agostino e di sua moglie Ida. Gia’ allora avevo posto un interrogativo, consapevole che almeno quattro Procure stavano indagando su Aiello e oggi torno a porre lo stesso interrogativo: e’ stata presa qualche misura cautelare nei confronti di Aiello? Non vorrei scoprire, un domani, che, maturate le indagini nei suoi confronti, Aiello risultasse irreperibile", concludeMattiello. (ANSA)

Qui sotto riporto la mia dichiarazione dell’11 giugno in cui chiedevo conto del riconoscimento di Giovanni Aiello come il famigerato ‘Faccia di mostro’.

Mafia Capitale e latitanza di Matacena: l’interrogazione.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Al Ministro della Giustizia e al Ministro degli Esteri

Premesso che:
 
Amedeo Matacena nel luglio del  2012 viene condannato a cinque anni di reclusione più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione il 6 giugno 2013;
 
nel 2012, inoltre, Matacena è stato condannato a 4 anni di reclusione dai giudici del Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta su un caso di corruzione: l’imprenditore avrebbe infatti promesso 200mila euro all’ex presidente della sezione di Reggio Calabria del Tar Luigi Passanisi per vincere un ricorso davanti al Tar e ottenere le autorizzazioni per gli scivoli agli imbarchi del porto di Reggio Calabria. 

Matacena, nel 2013, è tuttavia sfuggito all’arresto non facendosi trovare nella sua abitazione ed è stato quindi arrestato a Dubai il 28 agosto di quell’anno dopo circa un mese di latitanza;

 
rilasciato poco dopo, secondo quanto emerso dall’inchiesta che ha portato all’arresto di Claudio Scajola, l’ex ministro avrebbe favorito la sua “fuga" all’estero e si sarebbe ora adoperato per fargli raggiungere il Libano (come Marcello Dell’Utri), altro paese in cui la tipologia di reato per la quale è condannato non prevede l’estradizione;
 
gli Emirati arabi hanno rigettato la richiesta presentata dalla Dda di Reggio Calabria perché l’ex deputato di Forza Italia fosse estradato in Italia;
 
Matacena risulta condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e per corruzione ed è attualmente latitante a Dubai.
 
Per sapere:
 
Quale sia, attualmente, lo stato della richiesta di estradizione del latitante Amedeo Matacena, inoltrata dalle Autorità italiane a quelle di Dubai fin dal 25 Settembre 2013.

Se alle autorità italiane risulti che il Matacena di trovi ad oggi ancora a Dubai,e quali siano le misure che le autorità italiane intendano adottare al fine di assicurare il Matacena alla giustizia italiana.
 
Davide Mattiello

Hai visto mai che tra latitanza di Matacena e Mafia Capitale…

(ANSA) – ROMA, 10 DIC – “La latitanza di Amedeo Matacena c’entra con Mafia Capitale?”. Questa e’ una delle domande che il deputato Pd Davide Mattiello porra’ al Procuratore Pignatone domani in audizione in Commissione Antimafia. “Amadeo Matacena, condannato in via definitiva, tra l’altro, per concorso esterno in associazione mafiosa, era stato arrestato a Dubai nell’agosto del 2013 – ricorda Mattiello -. Scarcerato nell’ottobre dello stesso anno, da allora e’ latitante, verosimilmente ancora a Dubai. Le autorita’ italiane chiedono la sua estradizione dal settembre del 2013, invano. Eppure gli argomenti adoperati in un primo momento dalle autorita’ di Dubai per negare l’estradizione sono stati superati: quali forze garantiscono ancora la latitanza del Matacena? Tra le intercettazioni di Mafia Capitale fin qui conosciute, impressionano quelle cha fanno riferimento agli approcci tra Manlio Denaro e Ignazio Abrignani: considerando questo contesto, e’ legittimo pensare ad Amedeo Matacena, gia’ deputato di Forza Italia, legato alla ‘ndrangheta e all’ex ministro dell’Interno Scajola, e chiedersi se possa cercarsi in questo groviglio di alleanze la fortuna della sua latitanza”

L’ interrogazione sui centri di accoglienza

Al Ministro dell’Interno,

Per sapere, premesso che:

tutti gli organi di stampa in questi giorni hanno ampiamente dato resoconto  sull’inquietante quadro indiziario che ha coinvolto un numero rilevante di noti dirigenti e responsabili di incarichi istituzionali nell’amministrazione comunale, portando all’arresto di 37 persone e all’avvio di un’articolata indagine della magistratura a 360 gradi sul complesso intreccio affaristico-criminale che avrebbe investito la gestione della cosa pubblica nella città di Roma;

tuttavia, in attesa che con il  proseguimento delle indagini, che auspichiamo il più rapido ed efficace possibile, si chiariscano fino in fondo le responsabilità individuali di chi ha avuto parte in una gestione affaristico-criminale, recando un incalcolabile danno all’intera collettività, alcuni dettagli emersi dagli organi di stampa già pongono interrogativi inquietanti sui rapporti privilegiati e sulle relazioni che taluni dei personaggi arrestati avrebbero avuto con  organi o uffici  del Ministero dell’Interno;

uno dei filoni principali dell’indagine ha infatti riguardato le attività criminali connesse alla gestione dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo, e più in generale alle attività connesse alla gestione dei flussi migratori, che come è noto negli ultimi anni hanno assunto, anche a causa della crisi politico istituzionale che ha caratterizzato molti paesi del Nord Africa, proporzioni decisamente rilevanti;

in particolare da notizie a mezzo stampa si sarebbe appreso che uno degli arrestati era contestualmente membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione presso il Ministero dell’Interno,  ed “esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, ente che soprintende alla gestione del C.A.R.A. di Mineo;

proprio in virtù di questo duplice ruolo, il soggetto intercettato avrebbe ammesso di “essere stato in grado di orientare il flusso degli appalti nel sistema dell’emergenza immigrati” e avrebbe altresì dichiarato in un’intercettazione “gli immigrati… da giù… perché spesso passano per Mineo… e poi… vengono smistati in giro per l’Italia… se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara (inc.) le strutture disponibili vengono occupate… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro…”;

in attesa dunque che venga fatta chiarezza nei dettagli sul complesso quadro indiziario fin qui emerso, destano preoccupazione alcune rilevanti dichiarazioni riportate dagli organi di stampa che sembrano coinvolgere direttamente persone interne al Ministero dell’Interno:-

quali siano i criteri di assegnazione degli appalti riguardanti la gestione dei Cie, dei CARA e dei CdA e se e quali verifiche amministrative vengano compiute sui soggetti vincitori degli appalti e sull’utilizzo dei fondi, una volta assegnati, nonché quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di sua competenza, al fine di garantire la massima pubblicità e trasparenza dell’azione amministrativa e dell’operato delle stazioni appaltanti.

Khalid Chaouki

Davide Mattiello