Sono andato a Parma a trovare Carminati..

(ANSA) – ROMA, 30 DIC – “Ho appena concluso la visita al carcere di Parma: ho incontrato Carminati, che sta bene, ma e’ a rischio il sistema di video sorveglianza del carcere. I sistemi di video sorveglianza e di videoregistrazione del super carcere di Parma sono a rischio continuo di collasso perche’ l’impianto elettrico non e’ adeguato e servono urgentemente almeno 8 gruppi di continuita’”. A raccontarlo all’ANSA e’ il deputato Pd e componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, Davide Mattiello, che per primo lo ha incontrato nel carcere di Parma. “Questa – spiega Mattiello – e’ l’esigenza principale emersa dall’incontro con la dirigente della struttura, dott.ssa Monastero, dai funzionari di Polizia Penitenziaria e del GOM, che mi hanno accolto con grande disponibilita’. Noi dobbiamo preoccuparci tanto che il 41 bis funzioni verso l’esterno, impedendo le comunicazioni dei boss con le organizzazioni criminali, quanto che che il 41 bis funzioni all’interno, garantendo il massimo della sicurezza ai detenuti stessi. Questo non soltanto per rispettare lo spirito della Costituzione e la dignita’ della persona, ma anche per creare quelle condizioni che possono far maturare nei boss detenuti la decisione di collaborare con la giustizia”. “Auspico che Massimo Carminati, che ho incontrato nella sua attuale condizioni di isolamento giudiziario – conclude Mattiello – possa proprio decidersi in questo senso: ha tante cose da raccontare, che ci aiuterebbero a spezzare molti legami ancora in essere tra criminalita’ e politica. Tornero’ nel carcere di Parma e spero di trovarvi risolti i problemi che oggi ho riscontrato”.

Massimo Carminati, vestito con un maglione e pantaloni di colore scuro, e’ apparso in buone condizioni al deputato Pd che e’ andato a trovarlo. “Abbiamo scambiato poche battute – ha detto Mattiello – tornero’ presto nel carcere di Parma”. Il 13 dicembre scorso Carminati fu spostato dal carcere romano di Rebibbia a quello di Tolmezzo (Udine) per “incompatibilita’ ambientale”. Il 23 dicembre il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto per lui, considerato al vertice di “mafia capitale”, il 41 bis, ovvero il carcere duro. Il giorno di Natale Carminati e’ stato trasferito dal carcere di Tolmezzo (Udine) a quello di Parma, sempre in regime di 41 bis previsto per i mafiosi. A Parma sono detenuti diversi boss mafiosi di grosso calibro. Da aprile di quest’anno anche Riina, che prima era nella prigione milanese di Opera. Prima dell’arrivo di ‘U curtu’ a Parma si trovava anche l’altro superboss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, ad aprile portato a Milano per motivi di salute. “Avranno voluto mettere insieme a Parma un vecchio boss mafioso e uno nuovo”, ha ironizzato giorni fa il legale di Carminati, Giosue’ Naso.

Matacena e quel filo con Carminati..

(ANSA) – ROMA, 27 DIC – “C’è un filo che lega Carminati a Matacena: porta nello studio Mgim di Milano. Bisogna partire dall’operazione "Breakfast” che illuminò gli affari tra ‘ndrangheta e l’ex tesoriere della Lega Belsito: perché è proprio ascoltando le telefonate tra i sodali ‘ndrangheto-padani, che gli inquirenti si imbattono in Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno e nell’interessamento di Scajola". A sostenerlo è il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, che da tempo chiede di riportare in Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai.

“Tra gli attivissimi sodali di via Durini, sede dello studio Mgim di Milano – sottolinea Mattiello – c’è anche Pasquale Guaglione, già appartenente ai NAR, proprio quando Carminati ne era un leader indiscusso. Credo che in tanti oggi abbiano paura di ciò che potrebbero dire Carminati e Matacena se decidessero di collaborare con la giustizia. Forse è anche per questo che risulta così difficile far estradare Matacena da Dubai? Forse anche per questo si è prudentemente preferito mettere al 41 bis Carminati, lontano da Rebibbia?”. Massimo Carminati è attualmente detenuto in regime di carcere duro nel penitenziario di Tolmezzo.

#MatacenaTorna: a proposito di 25

Il numero 25 in questi giorni evoca certamente il Natale, ma c’è un altro 25 che attira l’attenzione (spero): le autorita’ italiane chiedono l’estradizione di Amadeo Matacena dal 25 settembre del 2013, invano.

Matacena, condannato in via definitiva, tra l’altro, per concorso esterno in associazione mafiosa, era stato arrestato a Dubai nell’agosto del 2013.

Scarcerato nell’ottobre dello stesso anno, da allora e’ latitante, verosimilmente ancora a Dubai.

Eppure gli argomenti adoperati in un primo momento dalle autorita’ di Dubai per negare l’estradizione sono stati superati: quali forze garantiscono ancora la latitanza del Matacena?

Tra le intercettazioni di Mafia Capitale fin qui conosciute, impressionano quelle cha fanno riferimento agli approcci tra Manlio Denaro e Ignazio Abrignani: considerando questo contesto, e’ legittimo pensare ad Amedeo Matacena, gia’ deputato di Forza Italia, legato alla ‘ndrangheta e all’ex ministro dell’Interno Scajola, e chiedersi se possa cercarsi in questo groviglio di alleanze la fortuna della sua latitanza”

#MatacenaTorna

416 ter: un passo alla volta, ogni volta un passo

(ANSA) – ROMA, 22 DIC – La commissione Giustizia della Camera ha votato all’unanimità il deputato Pd Davide Mattiello come relatore per ulteriori modifiche al 416 ter, la legge che punisce lo scambio elettorale politico-mafioso. Il testo è già stato approvato in Senato e prevede l’esclusione dei benefici carcerari ai condannati appunto per 416 ter. A darne notizia è lo stessoMattiello, il quale aggiunge che la Commissione ha anche votato a larga maggioranza, contraria soltanto Forza Italia, la procedura in legislativa, che permetterà ai parlamentari di procedere più velocemente. “Un passo importante e concreto – conclude Mattiello – per rendere ancora più efficace e stringente la normativa sul voto di scambio politico-mafioso”. (ANSA)

Il Prefetto Pecoraro torni a chiarire in Commissione Antimafia

(ANSA)roma, 22 DIC -“L’interessamento del prefetto di Roma Pecoraro per la cooperativa di Salvatore Buzzi è sconcertante, soprattutto alla luce di quanto dichiarato dal prefetto in audizione in Antimafia l’11 dicembre. Credo sia opportuno che il prefetto torni a chiarire in Antimafia”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione parlamentare Antimafia, dopo le ultime novità sull’inchiesta Mafia Capitale emerse oggi sulla stampa secondo le quali la prefettura di Roma diede il via libera alla stipula di una convenzione con la cooperativa di Buzzi per la gestione dell’emergenza profughi. “Da componente della Commissione – prosegue Mattiello – resto sconcertato a mano a mano che si compone il quadro delle relazioni pericolose del sistema Mafia Capitale. Colpiscono alcuni elementi: il prefetto Pecoraro aveva detto in audizione di non aver dato corso alle richieste di Buzzi e invece il documento pubblicato dimostra che il seguito ci fu eccome e il tono è quello di chi si aspetta una risposta positiva. Ma colpisce anche la ricostruzione dei passaggi che precedono l’incontro col prefetto Pecoraro e che riguardano Gianni Letta: denotano una grande efficacia, tipica di una organizzazione criminale abituata a interagire con la politica. Che poi è uno dei tratti fondamentali per riconoscere e applicare il 416 bis come bene ha fatto il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone”.(ANSA)

Ilaria Alpi: la mancanza di verità è la ferita più profonda nel Paese

(ANSA) – ROMA, 20 DIC – “La verita’ non e’ un bene soltanto per i familiari che restano: e’ un bene comune di cui tutti abbiamo la responsabilita’. Cara Luciana, andremo avanti, per Ilaria, per Miran, per tutti gli altri e per noi stessi: per poter ancora credere in questa Repubblica’”. E’ quanto scrive Davide Mattiello, esponente Pd nella commissione Antimafia, alla madre di Ilaria Alpi che con una lettera chiede agli organizzatori di chiudere il premio dedicato alla figlia e a Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio nel 1994, e oggi, in una intervista al quotidiano La Stampa, spiega che “e arrivato il momento di dire basta” sottolineando che “la ricerca della verita’ non e’ stata ritenuta interessante”. “Provo un profondo rispetto per questa scelta – diceMattiello -. Credo che la mancanza di verita’ su quei fatti tragici che intrecciano interessi forti, spesso riconducibili a pezzi di Stato, sia la ferita piu’ profonda nel nostro Paese. La coscienza diffusa dell’impunita’ del potere e’ il veleno che uccide la legalita’ e la democrazia”. “Anni fa – ricorda Mattiello – sul litorale trapanese, nel punto esatto in cui una stele ricorda la morte di Barbara Rizzo e dei suoi due bambini Salvatore e Giuseppe Asta, spazzati via dal tritolo preparato per uccidere il giudice Carlo Palermo, promisi alla figlia sopravvissuta, Margherita, che noi avremmo continuato la ricerca della verita’ in ogni caso. Perche’ la verita’ e’ un bene comune di cui tutti abbiamo la responsabilita’”

La vita dei Testimoni di Giustizia resta in salita

(ANSA) – ROMA, 19 DIC – “La vita dei testimoni di giustizia, tra tagli e silenzi, resta in salita”. Lo sostiene il deputato Pd, Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, che riconosce tuttavia l’impegno del viceministro Filippo Bubbico che ha prodotto il decreto attuativo per l’assunzione dei testimoni di giustizia nella Pubblica Amministrazione, firmato ieri dai ministri Alfano e Madia. Ma, osserva il deputato dem, rimangono almeno tre nodi. “L’assunzione nella Pubblica Amministrazione – fa notare Mattiello – probabilmente funzionera’ bene nella versione siciliana, perche’ la Regione Sicilia ha messo soldi freschi per coprire i costi delle assunzioni, mentre il decreto nazionale non stanzia risorse aggiuntive”. Il secondo nodo sono i tagli pesanti previsti dalla legge di stabilita’ sul bilancio del Servizio Centrale di protezione dal quale dipendono, tra testimoni e collaboratori, oltre seicentomila persone. Il terzo nodo sono le risposte concrete che alcuni testimoni reclamano: “Non esiste un esiste un diritto ad avere la risposta che si vuole – dice il deputato Pd – ma esiste il diritto ad avere una risposta. Penso, tra le tante, a due situazioni: Giuseppe Masciari, testimone del Vibonese, che da oltre un anno attende una risposta dalla Commissione Centrale, sospesa in attesa di un parere dall’Avvocatura dello Stato. E Francesco Di Palo, storico testimone barese, che reclama con suo fratello Alessio, l’attenzione delle istituzioni all’indomani di nuove minacce ricevute. Ieri la sentenza della Cassazione, che ha confermato gli ergastoli per l’omicidio di Lea Garofalo – conclude Mattiello – e’ stata un’ulteriore amara conferma di quanto chi trova il coraggio di denunciare, debba essere protetto e accompagnato con le migliori risorse”

Testimoni di Giustizia: Alfano e Madia hanno firmato

(ANSA) – ROMA, 18 DIC – “La firma del decreto per i testimoni di giustizia da parte dei ministri Alfano e Madia e’ una buona notizia, attesa da tempo. Ora potremo leggere il testo e capire il funzionamento pratico previsto per assumere nella pubblica amministrazione i testimoni di giustizia che non siano nelle condizioni di ricostruirsi una vita altrimenti”. Lo afferma il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia e coordinatore del gruppo di lavoro che in Antimafia ha recentemente messo a punto la relazione sul nuovo sistema di protezione dei testimoni di giustizia, approvata all’unanimita’. “Con questo decreto si rafforza il principio di responsabilita’ dello Stato nei confronti di chi denuncia: una responsabilita’ che non di esaurisce con la fine dei processi o con la capitalizzazione. La strada per una complessiva riforma della materia e’ imboccata”, conclude Mattiello.